EDITORIA
EDITORIA
In questo momento di recessione intellettiva e culturale, non poteva non ricicciare fuori Nostradamus!
— Pacrox (@CaptanSpaulding) September 26, 2022
?♂️?♂️?♂️
Speriamo solo di non ricominciare a bruciare vergini per propiziare gli dei... pic.twitter.com/LdVpaGxLwt
“La Regina Elisabetta II morirà nel 22 a circa 96 anni”: la “previsione esatta” in un libro su Nostradamus. È boom di vendite https://t.co/2XgUzdDoU1
— FQMagazine (@FQMagazineit) September 26, 2022
Nostradamus predijo que el rey Carlos III abdicará https://t.co/F8uoIxWb8l……los-iii-abdicara/ #Curiosidades pic.twitter.com/7RVcCKgJoL
— El Aragüeño (@ElAragueno) September 21, 2022
Regina Elisabetta II, la profezia (di 450 anni fa) di Nostradamus: «La sovrana morirà nel 2022 all'età di 96 anni» https://t.co/h3i3FpNZTL
— Il Messaggero (@ilmessaggeroit) September 25, 2022
LIBRI MALEDETTI: LE CENTURIE DI NOSTRADAMUS
Storia di un medico che si stufa di non riuscire a guarire la gente e si mette a predire il futuro. Che tanto la storia è ciclica, mica c’è nulla di nuovo sotto al sole…
La notizia è rimbalzata di testata in testata e di sito in sito appena pochi giorni dopo le esequie della regina Elisabetta II: piaccia o meno, Nostradamus ci avrebbe azzeccato ancora una volta. Ok, non proprio lui direttamente ma un suo epigono, tale Mario Reading, che nel suo Nostradamus: Complete Prophecies for the Future, basandosi sull’interpretazione delle quartine dell’indovino francese, ha azzeccato senza incertezze l’anno di morte della Regina con quasi vent’anni di anticipo. E ha pure sciorinato altre inconfutabili certezze sul regno inglese capaci di stuzzicare le penne di mezzo mondo e fare la gioia della casa editrice Watkins Publishing, che ha visto le vendite di un suo vecchio titolo balzare in testa alle classifiche di vendita inglesi. A noi che dei reali inglesi interessa quanto della finale del campionato islandese di briscola, questa nuova, folkloristica fiammata di meraviglia nei confronti delle profezie di Nostradamus risveglia piuttosto una certa curiosità nei confronti dell’opera e dell’autore, che abbiamo pensato di approfondire.
L’AUTORE – Michel de Nostredame, alias Nostradamus, nasce nel 1503 in Provenza in una famiglia di origini ebraiche: deve quel cognome così suggestivo alla scelta del vescovo che convertì suo nonno Guy de Gassonet al cristianesimo. Peraltro pare che nonno Guy fosse così convinto della sua scelta confessionale da arrivare a ripudiare la moglie, poco incline al cambio di religione. Sull’ordine causale tra conversione e separazione nutriamo ancora legittimi dubbi. Ad ogni modo il giovane Michel, di buona famiglia, accede giovanissimo agli studi universitari. Frequenta le università di Avignone e Montpellier, diventa speziale, ovvero farmacista. È tra i primi a comprendere ed utilizzare le proprietà dell’acido acetilsalicilico (il principio dell’aspirina) e ad affermare l’inutilità dei salassi, con buona pace delle pasciute sanguisughe rinascimentali. Inventa pure una pillola rosa che – a detta sua – permette di guarire dalla peste. Proprio il morbo che imperversa in tutta la Francia diventa l’ossessione di Michel. Trascorre anni a lottare contro i focolai, spostandosi di città in città chiamato dalle autorità locali per via della sua fama di speziale. Naturalmente i mezzi sono quelli del cinquecento e così, oltre a non ottenere risultati rilevanti, la malattia gli porta via la prima moglie con i due figli. Col passare degli anni inizia ad interessarsi sempre meno di medicina e sempre più di occultismo, come fosse una reazione all’impotenza della scienza del tempo di fronte alla malattia. Dal 1550 inizia a comporre le Pronosticationes, almanacchi annuali di profezie che gli procurano una significativa fama: molti nobili richiedono le sue competenze di astrologo.
L’OPERA – Nel 1555 Nostradamus realizza quella che sarà la summa del suo sapere divinatorio: Centuries et prophéties. Mille quartine (in realtà 942) in rima scritte – ma sarebbe meglio dire codificate – in un gramelor di ebraico, francese, italiano, greco, latino. Una scelta linguistica dettata, pare, dalla paura di finire sul rogo. E in effetti c’è chi accoglie il libro come opera del figlio del diavolo, ma per lo più le Centurie trovano terreno fertile tra le élite del tempo, facilmente condizionabili dalla possibilità di leggere il futuro in un libro. Bisogna anche dire che nelle corti Rinascimentali, pure tra le più cristiane, gli indovini erano di casa. Ce lo ricorda anche Caterina de’ Medici, regina di Francia, che convoca Nostradamus a corte dopo aver saputo dell’esistenza delle Pronosticationes. Se e quanto fossero prese sul serio le quartine, non ci è dato saperlo. Anche perché il paradosso più rilevante di Nostradamus è il fatto di essere considerato un chiaroveggente retroattivo, ovvero uno che afferma di aver azzeccato gli eventi dopo che questi si sono verificati. Una fregatura per chi volesse sfruttarlo per il superenalotto, dunque. Sta di fatto che nelle quartine del provenzale si può leggere tutto e il contrario di tutto, ma sarebbe riduttivo considerare le Centurie come una ratatouille (per dirla alla provenzale) di belle parole buttate a caso. Primo, perché attingono a fonti precise, e in particolare al Libro dei prodigi di Giulio Ossequente (come dimostrato dal CICAP nel dettagliato articolo di Paolo Cortesi). In seconda battuta perché le profezie di Nostradamus si basano su un principio “metodologico-filosofico” ben definito: l’idea della ciclicità della storia, in linea con il pensiero di Giambattista Vico. Ma perché le Centurie riescono ad ottenere tanto successo, rispetto a tanti altri autori rinascimentali che come lui avevano il vizio della predizione?
IL SUCCESSO – La fama delle qualità divinatorie di Nostradamus si lega ancora ad un sovrano (francese, questa volta) e ad una data precisa: il 10 luglio 1559, ovvero il giorno in cui muore Enrico II di Valois, re di Francia. Il monarca rende l’anima a Dio dopo dieci giorni di agonia, causati dalla tremenda ferita alla testa riportata nel corso di una giostra organizzata per celebrare la pace di Cateau-Cambresis. Un evento contraddistinto da diversi aneddoti e coincidenze, che chiamano in causa anche lo stesso Nostradamus, già confidente della regina consorte. Sembrerebbe infatti che l’indovino abbia previsto la sorte del sovrano, indicando con precisione tempi e modi del suo decesso in una lettera e una quartina neanche troppo sibillina. Addirittura pare che il nostro avesse talmente spaventato re Enrico da portarlo ad evitare per quattro anni ogni tipo di giostra o duello. Gli storici oggi affermano con convinzione che in realtà la profezia (o almeno la sua interpretazione) fosse stata successiva all’incidente reale. Ma fanno anche presente quanto la società del tempo, superstiziosa e scaramantica, si sia lasciata facilmente suggestionare dalla predizione dell’ex medico provenzale.
Il resto della fortuna lo crea il linguaggio. La difficile comprensione delle parole di Nostradamus ha creato le condizioni per il lavoro dei suoi interpreti, che in cinque secoli hanno saputo solleticare quel gusto per l’ignoto che è proprio dell’uomo, e che spalanca il portafoglio dei più suggestionabili. O creduloni, a seconda del dizionario che volete adottare.