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EDITORIA

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AMAZON BUONO, AMAZON CATTIVO

Si parla sempre di lui come del demogorgone di Stranger Things: il demone del monopolio che ha sempre spaventato l’intellettuale nostrano. Eppure…

Cosa ha combinato Amazon questa volta?

Quello che fa sempre: cercare di conquistare il mondo. È come la reclame dei rubinetti Zucchetti: più provi a tappare le falle, più l’acqua trova il modo di schizzarti in faccia. E così, proprio mentre la leggendaria legge sul libro con il suo tetto massimo agli sconti sulle opere editoriali sembrava mettere un argine allo strapotere dei grandi distributori, Amazon rientra dalla finestra e lancia sul mercato la sua versione business, dedicata ai piccoli rivenditori. Librerie che possono sceglierlo come ipertrofico grossista in grado di recapitarglieli ovunque in appena un giorno. Apriti cielo. Tanto per farvi capire il livello di panico, vi basti sapere che in una lettera indirizzata a ADEI (Associazione degli Editori Indipendenti), Sandro Ferri di Edizioni E/O cita l’apocalisse di San Giovanni. Denunciando senza mezzi termini l'”obiettivo monopolista e totalitario” di Amazon nei confronti dell’editoria nazionale (cfr Nicola Borzi su Valori.it).
Ammetto di non aver compreso a fondo la posizione degli editori indipendenti, nel momento in cui il colosso di Bezos decide di buttarsi a fare concorrenza alla logistica e non tanto dunque al rivenditore. Voglio dire: mi aspettavo proteste o preoccupazioni più da Messaggerie Libri che da Edizioni E/O. Ma evidentemente è un mio limite.

Cosa altro ha fatto Amazon quest’estate?

Una cosa che apparentemente non c’entra nulla. Ha pubblicato – come fa sempre – la classifica delle città (> 90mila abitanti) in cui vende più libri. Cosa emerge di strano? La Spezia al 31° posto? Non proprio. Quello che salta agli occhi a tutti e che dovrebbe offrire diversi spunti di riflessione: la violenta – passatemi il termine – polarizzazione tra nord e sud. Le prime dieci città sono

  1. Milano
  2. Padova
  3. Pisa
  4. Bologna
  5. Roma
  6. Torino
  7. Verona
  8. Firenze
  9. Bergamo
  10. Vicenza.

L’ultima in classifica è Foggia, in esclusiva compagnia di altre città meridionali. Trovo piuttosto curioso che questo dato faccia rima con la concentrazione delle manifestazioni editoriali e ancora più suggestivo che possa essere messo in relazione con la diffusione delle librerie sul nostro territorio.

Operazione “Book Desert

Sembra o no il nome di una missione della Guerra del Golfo? Invece si tratta del titolo che l’originale Filippo Celata, professore di Geografia Economica in una non meglio precisata facoltà dell’Università La Sapienza di Roma, ha dato alla sua ricerca sulla diffusione delle librerie nel Belpaese. Sorpresa: il 60% del nostro territorio è orfano di librerie. Ok, lo sapevamo già, ne avevamo parlato. Ma se uno osserva attentamente la mappa della distanza dalle librerie (che si può consultare su Fanpage.it), si rende conto che le zone con la maggior densità di librerie coincidono spesso (non sempre) con quelle in cui Amazon vende di più e viceversa. Tanto per fare un esempio, basti osservare come Foggia, città pugliese in coda alla classifica di vendite, sia situata in un’area depressa come la Death Valley, mentre le altre città del tacco, posizionate a centro classifica, dispongono di una significativa concentrazione di librerie (esclusion fatta per Taranto). Insomma, la libreria promuove la lettura, anche attraverso l’acquisto online. A conti fatti, la sensazione è che Amazon abbia bisogno delle librerie per sviluppare il suo business e ne sia perfettamente consapevole. Proprio per questo il nuovo servizio proposto sembra indirizzato proprio a favorirne lo sviluppo e la capillarità. Riteniamo dunque che la questione non possa risolversi in un pro/contro ideologico ogni volta che Amazon si gioca una carta nuova. Dovrebbe piuttosto essere avviata una valutazione seria e approfondita sulle conseguenze sociali e culturali di questo nuovo approccio alla distribuzione editoriale, tenendo presente il vantaggio potenziale in termini di diffusione delle librerie e della lettura in aree oggi classificate come Book Desert. Insomma: il problema più urgente, a nostro avviso, non è il presunto obiettivo monopolista di Amazon, quanto piuttosto la necessità di ricucire il divario esistente in termini di lettori tra nord e sud Italia.

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