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AIE, 150 ANNI DI LIBRI TRA INDUSTRIA
E PROMOZIONE CULTURALE

AIE ha scelto di festeggiare i suoi primi 150 anni in un modo piuttosto originale: con il primo milione di libri donati attraverso #ioleggoperché

I risultati ufficiali parlano trionfalmente di 300mila libri donati da privati cittadini, con cui è stato raggiunto il traguardo del milione di libri donati in quattro anni. Parliamo dell’iniziativa #ioleggoperché, la raccolta di libri a sostegno delle biblioteche scolastiche promossa dall’Associazione Italiana Editori AIE per promuovere la lettura nel nostro Paese. Innegabile il successo di un’iniziativa che ha anche il grande merito di accontentare un po’ tutti: le 2.400 scuole aderenti, che ottengono circa duecento libri nuovi per rimpinguare le proprie biblioteche, ma anche gli editori, che attraverso questa iniziativa hanno venduto 300mila libri, e le librerie, che hanno fornito il canale di vendita esclusivo per partecipare. Un’opera mirabilis che giustamente si è meritata ogni onorificenza da parte dello Stato e che testimonia anche quanto industria culturale e promozione della lettura possano andare d’accordo (con o senza tetto sugli sconti). Sarebbe anche bello pensare ad un futuro coinvolgimento di ADEI nell’iniziativa, così da integrare anche gli editori indipendenti e favorire la bibliodiversità a partire dalle biblioteche scolastiche.

Particolarmente significativo il fatto che il trionfo di #ioleggoperché arrivi a pochi giorni di distanza dalle celebrazioni per il 150° anniversario della fondazione della stessa AIE, in un 2019 davvero foriero di anniversari editoriali. E siccome un secolo e mezzo non si compie tutti i giorni, AIE è stata festeggiata l’11 settembre all’Auditorium Parco della Musica di Roma con un sacco di discorsi istituzionali e la presenza delle più alte cariche dello Stato. Detta così suona un po’ polverosa, effettivamente. In realtà è stata l’occasione per fare una passeggiata nell’editoria italiana di metà Ottocento, quando i libri si facevano ancora a caratteri mobili e gli editori erano per lo più tipografi. Fu infatti una domenica di metà ottobre del 1869, un mese esatto prima dell’inaugurazione del Canale di Suez, che Giuseppe Pomba, Emilio Treves, Felice Le Monnier, Nicola Zanichelli, Edoardo Sonzogno ed Ermanno Loescher insieme ad un’ottantina di altri tipografi decisero di unirsi in un’associazione di categoria, per la precisione la più antica d’Italia (se avete qualche minuto vi consigliamo di vedere il regalo che Rai Cultura ha fatto all’Associazione, cliccando qui).

La storia di AIE è davvero interessante. Nel suo intervento, ad esempio, Gian Arturo Ferrari ha ricordato come nelle intenzioni dei fondatori la volontà di offrire un contributo ad un’Italia postunitaria faticosamente intenta ad uscire da una diffusa arretratezza sociale, si fondesse con la difesa dei propri interessi d’impresa. Non a caso gli stessi nomi compaiono tra i fondatori di Confindustria, una quarantina di anni dopo. Non ce ne voglia Mattarella se citiamo infine soltanto il discorso di Baricco. Che piaccia o no, lo scrittore piemontese ha lanciato – come suo solito – numerosi spunti di riflessione. Il cardine è stato la velocità del tempo, riassunta nella constatazione che i prossimi 150 anni passeranno in 30. E probabilmente è proprio così, se pensiamo che nel 1869 si stampava come nel 1455 mentre oggi il libro si è dematerializzato fino ad essere (anche) solo un file audio. Baricco ha esortato gli editori a non temere il digitale, ad abbracciare il futuro, nella consapevolezza che ci sarà sempre bisogno di produttori di storie, a prescindere da come queste verranno declinate. Appuntamento al 2049, dunque, per festeggiare i 180 anni di AIE e constatare quanto Baricco avesse ragione…

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