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EDITORIA

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BALTHASAR MORETUS, RUBENS E L’EDITORIA BAROCCA

Un nome che merita da solo mille racconti e un racconto che da solo trova espressione in mille straordinarie opere letterarie.

Facciamo un gioco: secondo voi, uno che si chiama Balthasar, cosa può fare di mestiere? Personalmente avrei risposto il mago o il veggente. O magari l’alchimista. Qualcosa di intrigante, insomma, di misterioso. D’altra parte non immaginereste mai un Balthasar vigile urbano o impiegato alle Poste, no? Beh, il Balthasar di cui vogliamo raccontarvi non ha svolto un mestiere esotico quanto il suo nome, ma vi assicuro che la sua opera è davvero sorprendente.

Balthasar Moretus è stato un editore nato e vissuto ad Anversa tra il 1574 e il 1641, erede di una leggendaria tradizione famigliare. Il nonno Christophe Plantin aveva iniziato a stampare libri a Parigi verso la metà del ‘500, fino a quando un suo collega tipografo venne condannato al rogo. Vista la malparata, Plantin si era trasferito ad Anversa e fu una fortuna: nella città olandese sviluppò quella Officina Plantiniana a cui dobbiamo una moltitudine di splendide opere editoriali destinate ad eruditi e intellettuali del tempo.

Mezzo secolo dopo il testimone fu raccolto dal nipote dello stampatore, Balthasar Moretus, per oltre trent’anni (dal 1610 al 1641) boss di quella tipografia Plantiniana a cui impresse con decisione una sua identità. Non aveva avuto una vita facile Balthasar: era nato con una paralisi su tutto il lato destro del corpo e aveva fatto tutta la gavetta possibile nella casa editrice di famiglia. Partito come correttore di bozze, era passato poi alle corrispondenze in latino (compito da non sottovalutare se hai la Chiesa tra i principali committenti), grazie a quella lingua che aveva studiato a lungo. Fu infine nel 1618 che divenne “CEO” della casa editrice.

Cosa ebbe di speciale l’attività editoriale di Balthasar Moretus? Beh, prima di tutto la qualità del prodotto libro. L’editore seguiva da vicino ogni fase della realizzazione di un testo, dal suo concepimento fino al design. L’opera editoriale era praticamente una sorta di materializzazione della sua rete di relazioni con intellettuali e artisti del tempo, figlia della sua capacità di di motivare e ispirare artisti, stampatori e autori. In pratica Balthasar era il fulcro di una pratica di co-creazione che trovava forma in straordinarie opere librarie ambite (e prodotte) dagli intellettuali di tutta Europa.

Altra caratteristica di spicco era la cura per l’apparato grafico e visivo. Non pensiate che ci riferiamo solo alla scelta delle griglie e del carattere: nel XVII secolo le illustrazioni e i frontespizi acquistano un’importanza notevole, caratterizzando l’editoria barocca. E così capita di incontrare nelle pagine dei libri usciti dalla Tipografia Plantin opere di Peter Paul Rubens (a cui tra l’altro spettò il compito di illustrare un celebre breviario del 1628) e altri artisti fiamminghi. Tutti coinvolti nella produzione di splendide incisioni in rame frutto di un cordiale rapporto professionale intrattenuto sempre di persona: non esistono testimonianze “su carta” di queste relazioni. Più frequenti sono invece le lettere scambiate con gli autori, che citano spesso gli incontri personali avvenuti soprattutto per questioni pecuniarie.

Meno poetica ma altrettanto straordinaria fu l’attenzione al profitto e al mercato dimostrata da Balthasar. La prima cosa che si chiedeva davanti a una proposta editoriale era la possibilità che portasse o meno profitto. E in questa fase tentava sempre di convincere gli autori ad acquistare parte della tiratura. Bisogna dire che i suoi non furono tempi facili per il giovane settore editoriale: il perenne stato di guerra del Sacro Romano Impero stava per condurre alla cessazione la fiera del libro di Francoforte (ebbene sì, c’era già la Buchmesse), dove il padre in passato aveva concluso ricchi affari. Inoltre a Lione e Amsterdam si era sviluppata una fastidiosa tendenza alla riproduzione di copie “pirata” dei suoi libri. Per contrastare questi fenomeni, Balthasar si dedicò alla produzione di libri meno “nobili” (la collana economica, in pratica) e incrementò gli affari in Spagna, dove evidentemente non conoscevano ancora la pirateria.

Balthasar fu il precursore di un atteggiamento editoriale oggi sempre più raro, insomma. Un editore intellettuale sempre attento al profitto e alla qualità delle opere, che visse tutta la sua esistenza circondato dai libri e dalle opere d’arte. Per conoscerlo meglio questo suo approccio, fino al 6 gennaio 2019, presso il Museum Plantin-Moretus di Anversa potete visitare la mostra Baroque Book Design. A tale of friendship and co-operation. La mostra si concentra sul rapporto che legò Moretus agli artisti del suo tempo, e che gli permise di essere non il solo editore di questo genere di libro nel corso del XVII secolo, ma l’uomo che padroneggiò le sue creazioni fino alla perfezione. (Dirk Imhof)

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