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<blockquote class="twitter-tweet" data-lang="it"><p lang="it" dir="ltr"><a href="https://twitter.com/hashtag/Tempodilibri?src=hash">#Tempodilibri</a> chiude la 1° edizione con 72.929 presenze tra <a href="https://twitter.com/hashtag/TdL17?src=hash">#TdL17</a> in fiera e in città. E da oggi <a href="https://twitter.com/hashtag/24aprile?src=hash">#24aprile</a> già <a href="https://twitter.com/hashtag/tempodi?src=hash">#tempodi</a> lavorare a <a href="https://twitter.com/hashtag/TdL18?src=hash">#TdL18</a> <a href="https://t.co/Kn02OTYzT3">pic.twitter.com/Kn02OTYzT3</a></p>— Fiera Milano (@FieraMilanoSpa) <a href="https://twitter.com/FieraMilanoSpa/status/856446541032247297">24 aprile 2017</a></blockquote><!-- [et_pb_line_break_holder] --><script async src="//platform.twitter.com/widgets.js" charset="utf-8"></script>
<blockquote class="twitter-tweet" data-lang="it"><p lang="it" dir="ltr">Com’è andato Tempo di Libri <a href="https://t.co/aeI3xVrc4J">https://t.co/aeI3xVrc4J</a></p>— Luca Sofri (@lucasofri) <a href="https://twitter.com/lucasofri/status/856244837594656772">23 aprile 2017</a></blockquote><!-- [et_pb_line_break_holder] --><script async src="//platform.twitter.com/widgets.js" charset="utf-8"></script>

Il bilancio dei bilanci: riflessioni su Tempo di Libri

Sotto la pioggia di commenti che ha seguito la chiusura della prima fiera meneghina dell’editoria, proviamo ad aprire l’ombrello.

Ma insomma, ‘sta fiera, com’è andata? – Tempo di Libri è andata bene o è andata male? Se parliamo in termini di accessi, è andata maluccio. Intendiamoci: 60mila visitatori (più altri 12mila a Fuori Tempo di Libri) non sono pochi. Però Torino lo scorso anno ne ha fatti registrare più o meno il doppio. Principale imputato di questo risultato, ben al di sotto delle aspettative degli organizzatori (qualcuno dice che puntassero alle 80mila presenze, altri alle 100mila), sembra essere la collocazione, sia temporale che geografica. Bocciata insomma l’idea di avvalersi degli interstizi fra i ponti di Pasqua e 25 aprile, parzialmente bocciata la fiera di Rho, troppo distante da Milano per favorire gli accessi, e bocciati infine gli orari, che hanno scoraggiato la fruizione “post-ufficio” nei giorni feriali.

E i promossi? – Grande considerazione per il palinsesto e i suoi 700 eventi, tutti concordano nel valutarlo ricco e qualitativamente valido, sebbene declinato in un alfabeto più artificioso che utile. Promossa anche la scelta di adottare costi di partecipazione meno esosi della norma: 552 case editrici partecipanti sono un’ottima premessa per il futuro, senza considerare che questa scelta commerciale ha avuto l’indiretto merito di “costringere” Torino a diminuire i propri oboli. Alcuni commentatori hanno anche registrato soddisfazioni commerciali non meglio specificate, che pertanto non possiamo annoverare fra le cose buone di Tempo di Libri. Però non possiamo neanche escludere che lo siano.
Ultimissima cosa: un mea culpa. Diversamente da quanto avevamo previsto parlando di Bookabook presente al Book Pride, anche Tempo di Libri ha rivolto una certa attenzione al self-publishing. Non un grande spazio, sia chiaro, ma l’idea di coinvolgere il team di Extra Vergine d’Autore è un ottimo segnale della volontà di interpretare i tempi che stiamo vivendo.

E noi che non ci siamo stati? – Proponiamo alcune riflessioni, senza pretese. La scelta del periodo è stata errata, ok. Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha già annunciato che la seconda edizione si terrà sempre in primavera ma in un altro periodo. La proposta di Luca Sofri ci sembra più sensata:

(…) E spostare ad autunno – in maggiore relazione con Book City – è la cosa più costruttiva che i critici stanno proponendo, insieme a spostare in città.

La soluzione autunnale eviterebbe di tenere “appiccicate” due fiere ambiziose come Torino e Milano e – cosa da non sottovalutare – offrirebbe nella sinergia con Book City la possibilità di caratterizzare Tempo di Libri in maniera più decisa, invece che alimentare un gigantesco clone del Salone. Terzo: sarebbe un’occasione per tentare una formula profondamente nuova nei contenuti, dove editoria indipendente e non potrebbero dialogare per favorire la promozione della lettura (come proposto da Francesco Giubilei su Cultora). Infine: invece di Milano, perché non collocare a primavera 2018 l’annunciata edizione meridionale di Tempo di Libri? A proposito di quest’ultimo tema, segnaliamo l’interessante riflessione comparsa su Napoli Monitor, dal titolo Una fiera meridionale dei libri? No grazie, se il modello è il pensiero unico spettacolare.

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