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EDITORIA

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CON CHIARI CITTÀ DEL LIBRO
LA LEGGE SULLA LETTURA
COMPIE UN ANNO

Un primo anno travagliatissimo per la nuova Legge sul Libro e la Lettura, tra pandemie, pandemie e… l’ho già detto pandemie? Eppure qualcosa si è mosso, tra un decreto attuativo e l’altro…

Dall’approvazione della nuova legge sul Libro (Legge n.15/2020 del 13 febbraio 2020 di cui parlammo a suo tempo) è passato un anno e una pandemia, che in realtà è ancora di là dall’esaurirsi. Come si può intuire, le urgenze dettate dal periodo e gli stravolgimenti nei consumi culturali registrati negli ultimi dodici mesi hanno fatto sì che le iniziative previste dalla legge siano passate in secondo piano, e forse anche in terzo. Difficile dibattere a proposito dello sconto sui libri quando il mercato ha a che fare con i lockdown, ancora più difficile parlare di iniziative di promozione della lettura quando non si riesce a programmare con certezza neppure il Salone del Libro di Torino o la Bologna Children’s Book Fair.

Nonostante tutto – e sebbene Franceschini abbia annunciato il mese scorso di essere al lavoro per una legge sull’editoria tutta nuova, che intervenga sull’intera filiera – la Legge 15/2020 è entrata in vigore a tutti gli effetti il 25 marzo del 2020 e diverse sono state le conseguenze concrete. Ormai da un anno è diventata operativa la contestata riduzione del tetto massimo di sconto sui libri (dal 15 al 5%), anche se mitigata da un decreto attuativo che prevede la possibilità per ogni casa editrice di scontare i propri testi fino al 20% nel corso di un singolo mese solare (con l’esclusione di dicembre) e alle librerie di scegliere un mese durante il quale aumentare lo sconto fino al 15% (sempre dicembre escluso). Ad ogni modo, oggi risulta davvero difficile capire quanto e come abbia influito il nuovo meccanismo di scontistica nel comportamento d’acquisto dei lettori al netto di una condizione imprevedibile e disorientante come quella causata dal lockdown e dalle zone rosse, in un 2020 che comunque ha fatto registrare un complessivo +2,4% nelle vendite di libri.

Non sono solo le nuove norme sugli sconti ad essere sbarcate nella concretezza della vita reale: come previsto dalla nuova Legge, ad ottobre il Consiglio dei Ministri ha infatti scelto Chiari (BS) come Città Italiana del Libro 2020, di fatto la prima città a conquistare il riconoscimento. E anche i 500mila euro che ne derivano, finalizzati a dare impulso ad iniziative di promozione della lettura. Originale e coraggiosa la scelta di una cittadina di provincia di ventimila abitanti, peraltro ampiamente vessata dal Covid-19, che da diciotto anni organizza Microeditoria, un piccolo grande evento dedicato all’editoria indipendente. La nomina della prima Città Italiana del Libro rischiava di tradursi in una scelta molto più banale e inutile di quella che è stata operata, e le prime iniziative programmate sembrano confermare la qualità della scelta. Ad aprire le danze sarà Book Tales, rassegna digitale sul libro che coinvolgerà numerose professionalità operanti nel settore editoriale, tra giornalisti, autori, insegnanti, social media manager, editori e altri ancora. Gli ingredienti sono quelli a cui ci ha abituato il 2020: da marzo a giugno si terranno incontri online e webinar, con l’aggiunta di un concorso e – iniziativa particolarmente interessante – il primo Forum dei Bookinfluencer. Il tutto a cura dei Master in Editoria dell’Università Cattolica e del CRELEB Centro di ricerca europeo libro editoria biblioteca.

La domanda che resta nell’aria riguarda l’identità futura di questo riconoscimento. In un anno molto difficile come il 2021, Chiari sarà chiamata a capitalizzare il mezzo milione di euro a disposizione per eventi che – verosimilmente – si terranno per lo più online, lasciando forse un po’ di rammarico per una cifra che in altri momenti avrebbe permesso altri slanci progettuali per valorizzare il proprio territorio, insieme alla lettura. Dal prossimo anno sarà una specifica commissione già nominata dall’inossidabile Franceschini ad occuparsi di selezionare la Capitale del Libro, da scegliere tra le candidate Palermo, Napoli, Lecce, Fano e Cesena. Fa piacere constatare la presenza di tre capoluoghi del sud, ma fa anche riflettere avere in lizza quattro capoluoghi di provincia (e due di regione) su cinque città candidate. Presupponendo che città come Napoli e Palermo abbiano già a cose normali ben altre possibilità rispetto a Chiari, c’è da chiedersi quale indirizzo prenderà la valutazione della nuova commissione selezionatrice di fronte ad un insieme di criteri/obiettivi così vasto ed eterogeneo come quello previsto dall’istituzione del riconoscimento (si può consultare sul sito del Centro per il Libro e la Lettura). Sceglieranno la grande città o il centro medio-piccolo? Il sud o il centro-nord? L’editoria indipendente o quella generalista? La diffusione territoriale (viene in mente il consolidato Salento Book Festival) o cittadina (vedi il nuovo Napoli Città Libro)? E poi: si riuscirà a ridurre lo scarto temporale – inevitabile lo scorso anno – tra l’edizione della nomina e l’espletamento degli interventi? Insomma: come potete intuire la curiosità è tanta rispetto a questa iniziativa che potrebbe offrire contributi davvero significativi alla promozione della lettura nel nostro Paese.

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