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EDITORIA

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IL BLACK MARCH
DELL’EDITORIA ITALIANA

Il concetto è semplice: si sta come a Monopoli fermi un turno e senza passare dal via. Solo che qualcun altro continua a tirare i dadi e noi, forse, dovremo cambiare strategia.

C’è un bordone che suona tenebroso nelle nostre giornate marzoline. E non si tratta del Corona Virus, o almeno non direttamente. In questi giorni di confino dentro le nostre abitazioni, con la televisione che ci ripete ossessivamente di lavarci le mani e tossire nel gomito e i social network dominati dall’uso psico-taumaturgico dell’hashtag #andràtuttobene (ma come ci andrà, da solo o ce lo dobbiamo accompagnare noi?), c’è un pensiero che più o meno inconsciamente giace nel fondo dei nostri pensieri: cosa succederà domani? Abbiamo scoperto che un virus è capace di mettere in crisi un intero sistema Paese. Compresi a cascata tutti i sotto-sistemi che lo compongono, e che sono inevitabilmente collegati tra loro. Quello sanitario, quello sportivo, quello economico, quello culturale e così via. E proprio quello culturale sembra attraversare la crisi nel modo più paradossale e contraddittorio: mentre innumerevoli vip e autorità varie si sperticano in esortazioni alla lettura (ora che avete tutto questo tempo libero…), l’AIE denuncia il crollo delle vendite di libri del 25%, con punte del 50% in Lombardia. Come a dire: cosa stiano facendo gli italiani in casa non si sa, ma di sicuro non stanno leggendo libri (acquistati nelle ultime settimane). Magari leggono libri più vecchi o prestati, chissà. Oppure in casa vince Netflix e così non leggono affatto. O ancora: non è che i libri se li stanno comprando ma su reti non censite? I dati AIE terranno conto delle vendite su Amazon? Perché è verosimile pensare che, mentre le nostre librerie sono costrette a star ferme un turno senza passare dal via, Amazon stia invece fatturando come fosse in corso un Black March, comprandosi pure Parco della Vittoria e il monopolio delle stazioni ferroviarie. Si tratta di ipotesi, naturalmente, espresse nella consapevolezza che tanto non sapremo mai quanto fattura Amazon, tantomeno in fatto di libri. Ma sono domande le cui risposte ci permetterebbero di vedere più chiaramente in che misura i vari attori della filiera (editori, librai, tipografi, etc.) stiano soffrendo questa fase.

In ogni caso, la chiusura delle librerie disposta dal DCPM dell’11 marzo ha spinto tutte le associazioni di categoria a richiedere pubblicamente al Governo precisi interventi di sostegno al settore, volti soprattutto a favorire la ripresa dopo l’epidemia. Tra questi un punto su cui tutti concordano è quello della riprogrammazione delle fiere: il Corona Virus si è portato via tutte le fiere di marzo (potete consultare il nostro calendario per farvi un’idea più precisa), provocando addirittura la cancellazione di eventi storici come il Bologna Children’s Book Fair (la più grande fiera al mondo di editoria per bambini, giunta alla 57° edizione) e la messa in discussione del Salone del Libro di Torino, in programma a maggio. Chiaramente non si tratta soltanto di un dato impressionante per l’interruzione di continuità ultradecennali, ma di un reale problema economico e sistemico: quando si ferma il grande carro di una fiera editoriale, scendono giù tutti. Gli incassi degli operatori turistici, quelli dell’ente organizzatore e quelli specificatamente editoriali, divisi tra vendite di libri e cessioni di diritti. Bologna Fiere ha fatto sapere di essere all’opera per spostare online le opportunità di business e networking, lavorando ad un’iniziativa significativa probabilmente più a livello simbolico che economico. Di scarsa consolazione è l’interruzione di tutte le principali fiere dell’editoria europee: insieme a quelle italiane sono state annullate anche le fiere di Londra, Lipsia e Parigi. Mal comune, mezzo gaudio.

Adesso una buona notizia: le cattive notizie sono finite. Potrà passare marzo e forse pure aprile, ma prima o poi torneremo ad acquistare libreria e a riempire le fiere del libro. Non si è mai fermato il lavoro delle case editrici (ne parleremo ve ne parleremo a breve) e neanche quello dei premi letterari: giusto ieri Melania G. Mazzucco, citando il clima da Decameron, ha annunciato i dodici finalisti del Premio Strega 2020, che si terrà regolarmente domenica 15 marzo. Una boccata d’aria in questo clima asfittico.
Cosa sarà domani non è necessariamente un pensiero negativo, e va detto che se il virus ha minato il sistema, non è detto che non si possa iniziare a lavorare alla ricostruzione di un sistema migliore, anche sulla scorta della neonata legge per l’editoria. Siamo fiduciosi che – al di là degli interventi pubblici disposti dal governo – il settore saprà insomma ripartire riposizionando al centro quello che al centro dovrebbe stare: il libro e i lettori. L’unico principio per una ripresa duratura e solida, anche sotto il profilo economico.

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