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IL LIBER MAGISTRI
SUSSIDIARIO DEL MEDIOEVO

Quando riapriranno gli usci ce ne andiamo tutti in gita a Piacenza, per tributo a un libro di quasi novecento anni che ci racconta in dettaglio come era il medioevo.

Quando andavo alle elementari avevo una sola maestra e due soli libri: il libro di lettura e il sussidiario. Il libro di lettura era un testo relativamente noioso. Aveva lo scopo di fornirci le competenze necessarie a leggere un testo e soprattutto a comprenderlo, dunque molta forma e poca sostanza. Il sussidiario lo ricordo come una miniera di informazioni: in poche centinaia di pagine riusciva a contenere quattro o cinque materie e se lo aprivi a caso potevi finire in qualsiasi ambito della conoscenza (almeno di quella accessibile a un bambino di otto anni). Non ci avevo mai fatto caso, ma un sussidiario in effetti era la sintesi di un modo di intendere il mondo e il sapere. Se ci pensate la sua necessaria opera di sintesi, la selezione degli argomenti e il loro livello di approfondimento descrivono il periodo storico in cui è stato utilizzato, il livello tecnico e scientifico raggiunto e persino – magari tra le righe – il modo di pensare diffuso nella società di allora. Insomma, se tra cent’anni qualcuno sfogliasse il mio sussidiario ne trarrebbe un’immagine piuttosto definita della società che mi ha formato. Non bisogna mai sottovalutare un testo scolastico, neanche se superato.

Proprio un antico sussidiario costituisce il motivo principale per visitare Kronos, il museo della Cattedrale di Piacenza (non prima di aver ammirato all’interno del tempio i dipinti del Guercino, di Ludovico Carracci e di un esercito di pittori che si sono susseguiti in oltre ottocento anni di storia). Tra teche di bolle e documenti medievali, il museo custodisce un libro unico, perfettamente conservato nel suo preziosissimo valore artistico e culturale. Fu (probabilmente) il canonico Giovanni di Piacenza, erudito vissuto nella prima metà del XII secolo, a comporre di quello che avrebbe poi assunto il nome di Codice 65, noto anche con il più didascalico nome di Liber Magistri. E se l’autore non è certo al cento per cento, lo scopo del testo invece sì: educare gli alunni della schola nata nell’ambito della Cattedrale stessa. Formarli alla liturgia adottata, ovviamente, ma non solo. Nei suoi 452 fogli di pergamena suddivisi in cinque sezioni, il Codice si spinge nella trattazione di molteplici ambiti del sapere medievale. Tanto per capirci, solo nella sua prima parte, dedicata al calendario, il libro offre un compendio di astrologia, astronomia, medicina fitoterapica, agronomia e meteorologia. Tra illustrazioni legate allo zodiaco e ai cicli solari, lunari e alla posizione delle stelle, il magister insegnava così agli studenti i tempi della terra, del raccolto e della maturazione dei frutti. E già che c’era impartiva loro anche qualche consiglio di carattere nutrizionale. La seconda sezione è interamente dedicata all’ufficio divino, tra salterio, liturgia e musica correlata. È quindi la volta del teatro (o di qualcosa che ci somiglia): la terza parte del testo contiene 24 tròpi, testi liturgici declinati in una forma pensata per la messa in scena, e 26 composizioni poetiche risalenti al X secolo. Si passa quindi alla tecnica musicale: nel “capitolo” quattro si parla degli strumenti musicali e di come si suonano. L’ultima parte elenca infine i benefattori della Cattedrale, offrendo agli studiosi di oggi la possibilità di datare il testo (che dovrebbe risalire al decennio precedente al 1148, anno di morte del canonico Giovanni).

Il Codice 65 è davvero una finestra sul medioevo e il suo modo di pensare, dunque. Con alcuni dettagli che tra le righe descrivono una cultura molto più internazionale di quanto si potrebbe ritenere pensando al dodicesimo secolo. Le miniature e tutto il comparto decorativo risulta infatti derivato da modelli europei, mentre i testi sembrano sintetizzare l’ambito culturale continentale con quello mediterraneo. Il Liber Magistri costituisce dunque l’espressione di una cultura già marcatamente europea, racchiusa in una germinazione editoriale fiorita a Piacenza, città in cui il sapere del Mediterraneo abbracciava quello dei paesi d’oltralpe.
Se l’argomento vi appassiona e in queste settimane di quarantena avete già letto tutto quello che avevate in casa, comprese le Pagine Gialle del 1987, sappiate che potete procurarvi una copia del Liber Magistri da diverse fonti. La copia anastatica, molto fedele all’originale, è in vendita online a cifre che variano grossomodo dai 2.000 ai 3.500 euro. In fondo una cifra corretta per un libro che contiene tutto il sapere del 1148 racchiuso in una comoda copertina in legno e cuoio borchiata di bronzo…

PS: Una piacevole chicca è il video realizzato nel 2018 da AP Assistance & Projects Srls. La trattazione (essenziale) del Codice 65 diventa l’occasione per ripercorrere le tecniche e gli strumenti per la produzione di un codice nel XII secolo. Il video spiega con grande precisione cosa significava realizzare un libro nel medioevo, partendo dalla pergamena fino alla rilegatura, passando per la produzione dell’inchiostro e della piuma d’oca usati nello scriptorium. Davvero interessante.

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