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EDITORIA

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IL MANOSCRITTO VOYNICH:
LIBRO DEI MISTERI O FORMIDABILE TRUFFA?

Avrete capito che i libri strani ci interessano assai… e allora come trascurare il libro più misterioso della storia?

«Reverendo ed esimio Padre in Cristo. Questo libro mi è stato lasciato per testamento da un caro amico. Subito ho pensato di destinarlo a te, Attanasio carissimo amico, essendo persuaso che nessun altro, all’infuori di te, avrebbe potuto leggerlo. (…) Accettalo dunque, a testimonianza di quanto secondo me tu lo meriti, e scardina le sue corazze, se esistono, con la tua consueta felice intuizione. (…)»

Inizia così la lettera con la quale nel 1665 Johannes Marcus Marci, medico reale e bibliotecario di Praga, chiedeva all’amico Athanasius Kircher, gesuita esperto di geroglifici (e di innumerevoli altre cose), di capire di cosa accidenti parlasse il libro che gli inviava. Un libro antico (già nel 1665) e misterioso, scritto in un alfabeto e in una lingua incomprensibili e corredato di numerose immagini altrettanto bizzarre, per lo più dedicate alla rappresentazione di piante inesistenti. Il manoscritto porta il nome dell’antiquario anglo-polacco che nel 1912 se lo ritrovò in un lotto di libri antichi acquistato dal collegio gesuita di Villa Mondragone, a due passi da Frascati. Wilfrid Voynich se lo portò in America pensando di piazzarlo a non meno di 100mila dollari. Non ci riuscì, e così alla sua morte il testo finì nelle mani della sua segretaria, Anne Nill, che ridusse le pretese economiche vendendolo al mercante di libri Hans P. Kraus. Anche lui, come il primo proprietario, cercò di venderlo ad una cifra di gran lunga superiore, anche lui senza riuscirci. E così decise di donarlo alla Beinecke Rare Book and Manuscript Library dell’Università di Yale, da cui non si è più spostato.

Il Manoscritto Voynich è considerato uno dei libri più misteriosi al mondo: non si capisce che lingua utilizzi, non si capisce cosa rappresentino le immagini, non si sa chi l’abbia scritto e non è neppure chiaro quando. Tanto per darvi un’idea, non solo hanno tentato di decifrarlo decine di studiosi di ogni ordine e grado, ma persino esperti di decrittazione militare della Marina USA. Niente. Le 234 pagine del libro restano un enigma. Dalle sue pagine negli anni sono emerse due informazioni certe e una ridda di ipotesi. La prima certezza riguarda la datazione della pergamena usata come supporto, che il carbonio-14 ha identificato in un arco temporale che va dal 1404 al 1438. E poi il suo valore strabiliante: nella prima metà del ‘600 il libro era stato acquistato dall’imperatore Ferdinando III d’Asburgo per 600 ducati, che pare fossero un sacco di soldi e forse anche il motivo per cui Voynich e Kraus tre secoli dopo si erano convinti di replicare l’affare.

Di qui in poi solo interpretazioni: qualcuno riconosce nell’immaginifico erbario descritto dall’autore anche una pianta di peperoni e una di girasole, in entrambi i casi specie note solo dopo la scoperta dell’America, che pertanto sposterebbero al XV secolo la redazione del testo. Qualcuno ritiene che le donnine nude stiano celebrando un rito ebraico e che anche la lingua utilizzata sia una derivazione semitica (interpretazione fresca fresca di un’egittologa tedesca) e che i castelli disegnati siano tipici del nord Italia, dove sembra che fosse comune l’uso di vendere fake herbariums. Ma restano tutte ipotesi di dettaglio: quale sia il senso complessivo dell’opera, nessuno sa ancora dirlo.

L’ipotesi oggi più plausibile (e meno romantica), a cui aderì anche il critico d’arte Erwin Panofsky, è quella per cui il Manoscritto sia molto semplicemente una truffa Rinascimentale ai danni di un ingenuo acquirente, attratto da contenuti misterici o alchemici, dalla pietra filosofale o dall’elisir di eterna giovinezza. E la faccenda diventa ironica: è come se tra circa cinquecento anni gli studiosi avessero tra le mani una copia del Codex Seraphinianus senza avere modo di capire di cosa si tratti.

Ma non solo. Pensare all’ostinazione di quanti si sono confrontati con l’interpretazione di un testo che magari è volutamente privo di significato sembra dare la misura dell’umano desiderio di affrontare un mistero, di cercare il sorprendente, di credere nella possibilità che nell’era di internet e del sapere qui e ora ci sia ancora qualcosa che si nega alla conoscenza.
Agli ultimi romantici (o illuministi, forse più appropriato) che stanno leggendo queste righe, regaliamo il link per sfogliare digitalmente il Manoscritto Voynich, e magari offrire la propria illuminante interpretazione come novelli Robert Langdon. Ai più modaioli, invece, indichiamo dove acquistare un fantastico zainetto ispirato al manoscritto dei misteri, tanto per ricordare che il libro antico può essere molto più cool di quanto ci si aspetti…

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