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Alfabeto italiano | Trailer 30 secondi from italiana on Vimeo.

LA GOLDEN AGE DELL’EDITORIA ITALIANA ALL’ESTERO

Insomma pare che nessuno esporti diritti quanto l’Italia. Ah, parliamo di diritti editoriali, non umani. Però è una buona notizia lo stesso perché significa che la nostra industria culturale viaggia a vele spiegate. Ma il vento chi lo mette?

Alfabeto italiano è il titolo di un podcast in 24 puntate dedicato all’editoria del nostro paese, presentato proprio in questi giorni al Salone del Libro di Torino. 24 puntate come 24 lettere dell’alfabeto che forniscono il titolo ad altrettanti temi inerenti al mondo dell’editoria. Per i più pignoli: sì, lo so che in realtà l’alfabeto ha 26 lettere, ma immagino che trovare titoli con J e W si sia rivelata una sfida improba (sono stati già bravi a trovare titoli con la X e la Y!). Nello specifico, da qualche giorno storielibere.fm rilascia a cadenza quotidiana una puntata della durata di circa mezz’ora, attraverso cui l’autrice Maria Teresa Carbone percorre in lungo e in largo l’editoria italiana. Per capirci meglio: A come Agenzie letterarie, L come Libreria, P come Premio e così via. Una piccola enciclopedia del nostro settore editoriale, insomma, che spazia tra storia e processi, testimonianze e trend.

Messa così l’operazione sembrerebbe davvero molto didattica: una si alza la mattina e decide di metter su un abbecedario di collodiana memoria per descrivere il pianeta libro in Italia. Poi però si scopre che il podcast è distribuito in quattro lingue e che l’intera iniziativa è promossa dalla Farnesina, anziché da un Mibac o da un Miur o da un’AIE, e allora lo scenario cambia radicalmente. Perché il Ministero degli Affari Esteri si dà da fare per promuovere la conoscenza all’estero del nostro settore editoriale in una forma così tanto “broadcast”?

Beh, di base la risposta è semplice: i nostri libri non sono mai stati tanto popolari all’estero. Il Centro per il Libro e la Lettura ha recentemente fatto sapere che in venti anni la vendita all’estero dei diritti di traduzione dei nostri libri è quasi quintuplicata, passando da 1.800 a 8.586 titoli (ma percentualmente la differenza è un po’ inferiore: dal 4% al 12% delle nuove pubblicazioni). Ora: venti anni non sono pochi e il risultato andrebbe commisurato a quello che hanno fatto altri paesi, però un “ellapeppa” ci può stare a prescindere. Ma davvero tutto il mondo ama così tanto i nostri libri? Come si è arrivati ad un risultato così eclatante? Insomma, a chi spetta il merito?

Il Centro per il Libro e la Lettura cita tre protagonisti, tre driver di questo sviluppo: sé stesso (come emanazione del Mibac), l’AIE – Associazione Italiana Editori (come rappresentanza delle case editrici, che poi sono quelle che mettono il prodotto libro) e il sopracitato Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, per gli amici MAECI, che giusto quest’anno ha istituito la Direzione Generale diplomazia pubblica e culturale. Questa interessante sinergia pubblico-privata è stata protagonista del convegno Libri italiani fantastici e come esportarli: le strategie della Farnesina con l’Associazione Italiana Editori e il Centro per il libro e la lettura andato “on stage” lo scorso sabato 21 maggio a SalTo22. Un’occasione per capire nel concreto le strategie messe in atto per la promozione del libro italiano all’estero.

Come leggiamo su AGcult, durante il convegno è stato dato particolare rilievo al Bando Traduzioni, che il MAECI emana ogni marzo. In pratica il Ministero, di concerto con AIE, il CpLL e l’ITA (Italian Trade Agency), finanzia le traduzioni di libri italiani su richiesta di case editrici estere stanziando un fondo che lo scorso anno ha raggiunto i 500mila euro (nel 2019 era a 200mila). Quindi una certezza è che il settore è dopato da significative iniezioni di “fiducia” (leggasi “denaro pubblico”) che favoriscono l’interesse commerciale dell’editoria estera nei nostri confronti. Un’operazione piuttosto efficace, a quanto pare, che gonfia le vele dell’export editoriale nostrano.

Ma allora, a stringere, il libro italiano all’estero piace o piace il fatto che la sua pubblicazione sia particolarmente conveniente perché incentivata dal nostro settore pubblico? Probabilmente un po’ l’uno e un po’ l’altro. Purtroppo non è stato possibile rintracciare i dati di vendita b2c della nostra editoria all’estero (anche perché non è detto che qualcuno li rilevi), per cui ci teniamo il dubbio. Senza tuttavia esimerci dall’accogliere questa rinnovata italofilia del settore editoriale, avviata verso il suo climax con un paio di appuntamenti molto prestigiosi in programma nei prossimi anni. Nel 2023 l’Italia sarà il Paese Ospite d’Onore al Festival du Livre de Paris, mentre nel 2024 avrà lo stesso ruolo alla Frankfurter Buchmesse. Preparate lo smoking, insomma.

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