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LO SCONTO SUI LIBRI CHE SPACCA IL SETTORE

Dovrebbe essere discussa in aula entro metà luglio la proposta di legge sul libro che divide il settore su uno dei punti storicamente caldi: quello della scontistica.

Sembra proprio che l’estate 2019 stia portando al pettine uno dei più antichi e conflittuali nodi del settore editoriale italiano. La proposta di legge sul libro presentata dalla commissione cultura e oggetto di discussione in aula dallo scorso 8 luglio mette mano alla legge Levi 128/2011 attualmente in vigore per intervenire il più concretamente possibile sulle disfunzioni del sistema editoriale e sulla promozione della lettura. Si tratta di un testo a cui hanno lavorato esponenti di PD, Lega (con la sottoscrizione dei deputati M5S), Fdi e FI, e che nonostante riunisca mezzo arco costituzionale ha innescato un acceso dibattito nel settore, polarizzato sul tema più delicato toccato dalla proposta: quello del tetto massimo sugli sconti editoriali, che si vorrebbe abbassare dal 15 al 5%.

LE FAZIONI – Il portavoce della fazione critica è il titolare della legge oggi in vigore, quel Ricardo Levi da poco confermato alla presidenza di AIE – Associazione Italiana Editori. Dopo aver recentemente definito un’emergenza nazionale la mancanza di lettori in Italia, esprime il suo scetticismo circa l’idea di abbassare la percentuale massima di sconto. L’equazione è semplice: se il prezzo dei libri sale, i lettori deboli, quelli così massicciamente diffusi in Italia, saranno ancora meno incentivati ad acquistarli e – di conseguenza – a leggere. Il suo punto di vista è stato recentemente fatto proprio da Antonio Scurati, fresco vincitore del Premio Strega con il suo M. Il figlio del secolo (Bompiani). Lo scrittore ha affermato (verrebbe da dire “candidamente”) che tutti gli editori sarebbero contrari a questa politica di limitazione degli sconti, innescando così un vespaio di polemiche. Già, perché se AIE adotta il punto di vista del suo Presidente, al contrario ADEI, l’associazione che riunisce molti editori indipendenti, si schiera nettamente dall’altro versante della barricata, già presidiato da ALI e SIL, le associazioni di librai italiani. Per loro la questione si riassume nella necessità di contrastare lo strapotere di Amazon e della grande distribuzione, rei di schiacciare il mercato con politiche di sconto inaccessibili ai piccoli operatori. La terza posizione – probabilmente la più realistica – è quella che Tomaso Greco di Bookabook ha descritto su Open: la politica di sconti limitati potrebbe fornire buoni risultati per le piccole librerie nel breve periodo, ma dimostrarsi ininfluente nel lungo. Il 34enne editore pone piuttosto la questione dell’innovazione del settore, facendo sembrare davvero roba vecchia questa polverosa polemica sui prezzi.

E QUINDI? – A dirla tutta la polemica possiede una qualità originale: se uno ci pensa hanno tutti ragione. È plausibile che l’aumento (o più correttamente, la mancata diminuzione) dei prezzi dei libri non favorirà la lettura, soprattutto delle fasce deboli. Ma è altrettanto vero che la bibliodiversità (altro tema sempre caldo) deve essere tutelata, a partire dalle piccole case editrici e librerie, e dalla loro capillarità. A conti fatti solo la storia ci dirà chi aveva ragione, in questa trama dall’esito oggettivamente imprevedibile. Chi può garantire oggi che il pubblico non continuerà ad acquistare su Amazon nonostante i nuovi limiti di sconto? E chi può dire se questi non si riveleranno in grado di costringere i grandi player ad adottare strategie di marketing meno price-oriented e magari più efficaci nella promozione della lettura? Come tutti i sistemi, anche quello editoriale troverà un nuovo equilibrio, qualunque sia lo scenario che si delineerà da qui a un paio di settimane. E qui rientra in gioco l’innovazione invocata da Tomaso Greco, che auspichiamo possa vedere case editrici e librerie lavorare attivamente nella formazione del panorama futuro, anziché subirlo. Ne parlavamo in un vecchio articolo sulle possibili trasformazioni delle librerie che potrebbe fornire ancora qualche spunto di riflessione.

OLTRE LO SCONTO C’È DI PIÙ – La distorsione più evidente che registriamo in questi giorni è la sostanziale riduzione della proposta di legge alla questione dello sconto. Ok, è un tema caldo, anche perché c’è di mezzo il mercato. Però la nuova legge sul libro potrebbe contenere alcune cose molto interessanti relativamente alla promozione della lettura. La prima è l’istituzione della card cultura, una sorta di “reddito educativo di cittadinanza” destinato ai soggetti più svantaggiati e vincolato al consumo culturale. Qualcosa che sembra ricalcare la vecchia card per i diciottenni e che dovrebbe attingere a un fondo ad hoc, istituito mobilitando imprese e società civile. L’intenzione dei parlamentari è quella di chiedere l’1% del fatturato ad aziende particolarmente virtuose che potranno fregiarsi di un logo ideato ad hoc dal Mibac. La seconda è l’istituzione del titolo annuale di capitale italiana del libro, che a partire dal 2020 dovrebbe garantire alla città vincitrice del bando un finanziamento fino a 500mila euro per iniziative di promozione della lettura. Infine la proposta di legge prevede l’istituzione di un Piano nazionale d’azione per la promozione della lettura (finanziato fino a 3,5 mln di euro) e di specifiche iniziative dedicate alla promozione della lettura nelle scuole. Insomma: di carne al fuoco ce n’è molta. Restiamo in attesa di capire quanto troverà concreta espressione legislativa nelle prossime settimane.

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