EDITORIA
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Avete mai letto "La storia infinita" di Michael Ende? Un vero e proprio classico moderno della letteratura per ragazzi, diventato un film cult degli anni '80. Venite con noi a riscoprirlo: https://t.co/H66ZU3scN1
— Il Libraio (@illibraio) April 20, 2022
Chi non ha mai sognato di affondare nel libro che sta leggendo? La lettura, nel libro di Ende, è un atto eversivo, contro l’ordinario della scuola, contro la crudeltà dell’uomo. La Storia Infinita ha una scrittura e una struttura, Harry Potter no. https://t.co/5GnUuDocGa
— Linkiesta (@Linkiesta) September 8, 2019
#28agosto 1995
— 💜STEFANY💜 (@germanshepard8) August 28, 2022
Muore Michael Andreas Helmuth Ende, scrittore tedesco universalmente noto soprattutto per i romanzi Momo e La storia infinita.#Storia #letteratura pic.twitter.com/du9eR2XOrW
#28agosto #MichaelEnde #Neverendingstory #LaStoriaInfinita #Libri #Fantasy #Genzano
— Alessandro Montosi (@AleMontosi) August 28, 2022
28 agosto 1995-2022: anniversario della scomparsa dello scrittore tedesco Michael Ende, l'autore del romanzo "La Storia Infinita" (1979), che fu scritto in Italia:https://t.co/QkhssDJgmC pic.twitter.com/vgsFl3ltH1
IL 43° COMPLEANNO DI UNA STORIA INFINITA
Micheal Ende da ragazzo era molto indeciso se fare l’attore, lo sceneggiatore o lo scrittore. Poi sposò una ballerina, si mise a coltivare ulivi a Genzano e scrisse un’opera che negli anni ha riunito tutte le arti: La storia infinita.
Per quelli degli anni ’80 La storia infinita è prima di tutto un film brutto a cui si vuole un gran bene. Un film di grande successo di cui ricordiamo improbabili mostri di gommapiuma, un cavallo che affoga nel fango e – quella sì – una leggendaria colonna sonora. Prima di essere quel film, però, La storia infinita è un libro sorprendente scritto una quarantina di anni fa da un tedesco molto italiano, con un’idea ben precisa della letteratura (non solo per ragazzi).
LA VITA – Non fa sorridere il fatto che La storia infinita sia stata scritta da uno che di cognome mette “Fine” (in tedesco)? Nato in Baviera nel 1929, Michael Ende è un ragazzo che, dopo aver affrontato la guerra (ed essersela vista brutta), decide di vivere di arte come prima di lui aveva fatto il padre pittore. Solo che non sa ancora quale: dopo aver tentato senza successo la via della recitazione e della sceneggiatura, approda alla letteratura. Ancora senza successo. Almeno finché un amico non gli suggerisce di dedicarsi alla letteratura per ragazzi. Nel 1960 la piccola casa editrice per l’infanzia Thienemanns pubblica il suo primo libro, che ottiene un discreto successo e gli apre la strada ad una inaspettata carriera. Solo che nella Germania degli anni sessanta uno che scrive libri senza una morale politica è ostracizzato dai circuiti culturali: vivere di un’arte non impegnata è intollerabile e l’autore viene di fatto bullizzato. «Non passava giorno che, nei salotti degli amici, nei convegni letterari non si prendessero i miei libri a bersaglio quasi simbolo della degenerazione e del disimpegno. Dovevo sempre giustificarmi per quello che facevo.» Ende descrive bene il clima in un’intervista rilasciata a Nico Orenge per La Stampa (e citata nell’approfondito post di Alessandro Montosi):
In Germania allora si scriveva con arroganza. Anche per i bambini. Lo scrittore era diventato l’insegnante del lettore. Ma scrivere un libro non è insegnare! Io voglio leggere un libro per avere nuove idee. Perché mi aggiunga punti di vista, perché mi aggiunga qualcosa alla vita quotidiana. Perché possa vederla con occhi nuovi. È Dostoevskij che [quando] scrive, fa la realtà. Non viceversa. Per questo ho inventato Bastiano e Fantàsia. Ero io il primo che voleva uscire dalle discussioni su “impegno e disimpegno” e vivere le possibilità della fantasia, oscillare, come un pendolo, come la vita, fra realtà e fantasia.
Così, nel 1971, Michael decide di trasferirsi con la moglie Ingeborg in Italia, per la precisione a Genzano, dove resta quindici anni abitando in una splendida tenuta in mezzo agli ulivi. Sarà proprio Casa Liocorno l’incubatrice della storia di Bastiano e Atreyu.
LA STORIA INFINITA – Nel 1977 Hansjörg Weitbrecht, editor della Thienemanns, suona al campanello di Casa Liocorno. Vorrebbe che Michael pubblicasse un romanzo e accetta un’idea che l’autore ha tracciato su un pizzino: Un ragazzo cade nella storia che legge e difficilmente riuscirà ad uscirne. L’idea è suggestiva e il progetto diventa quello di farne un’opera di un centinaio di pagine da completare entro l’anno. Si rivelerà un libro di quattrocento pagine pubblicato solo due anni dopo, nel 1979.
La storia è molto nota e altrettanto articolata, per cui non entrerò nei dettagli. In estrema sintesi il libro parla del piccolo Bastiano che inizia a leggere un libro ambientato nel regno fantastico di Fantasìa e ci finisce sempre di più dentro, iniziando a influire nel racconto di cui era spettatore e a diventarne protagonista. La storia infinita è un metalibro che cuce insieme due mondi immaginari in un’unica opera, creando una duplicità ribadita anche nella forma. L’autore pretende che il libro sia stampato in due colori: le parti ambientate a Fantasìa dovranno essere stampate in verde acqua, mentre quelle nel mondo ordinario in rosso. E vuole anche copertina in materiali pregiati (verrà realizzata in seta) e raffinati capilettera illustrati per introdurre i capitoli che formano il libro, articolandolo dalla A alla Z. Immaginate la gioia dell’editore, costretto a cedere alle richieste di Ende dopo essersi sentito rispondere per mesi che il protagonista non era ancora pronto a uscire da Fantasìa…
IL SUCCESSO – Il libro viene pubblicato nella Germania occidentale il 1° settembre 1979 in 20mila copie, ma le vendite vanno così bene che a fine anno ne saranno venduti 200mila esemplari. Ne parla bene parte della critica (persino Der Spiegel) e di pubblico: i suoi lettori sono soprattutto adolescenti e giovani universitari. Il libro non è decisamente un testo per bambini, ma il mondo se ne accorge lentamente. In Italia viene pubblicato nel 1981, in seguito ad un fortunoso incontro dell’autore con Mario Spagnol, allora a capo di Longanesi, uno che per i best seller aveva un certo fiuto. E infatti Spagnol azzecca anche questo: superata la diffidenza verso un libro presentato come “una storia alla Tolkien”, comprende presto non solo la qualità dell’opera ma anche il suo potenziale verso un pubblico più ampio rispetto a quello infantile. Si spende con convinzione per far capire ai librai che non si tratta di un’opera per bambini e riesce nell’intento: in poco tempo – complice anche il film uscito nel 1984 – La storia infinita vende in Italia oltre 350mila copie. Oggi si calcola che il libro, tradotto in circa 40 lingue, abbia venduto complessivamente più di 10 milioni di copie, oltre ad essere stato trasposto praticamente in ogni linguaggio artistico: cinema, balletto, opera, videogiochi e teatro. Coronando così il sogno di arte varia di uno scrittore quasi per caso.