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EDITORIA

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Gius. Laterza & Figli, lettera commerciale, Bari 1920 - san dl SAN IMG-00002946.jpg Pubblico dominio, Collegamento

CENTOVENTI ANNI DI CULTURA,
AUGURI LATERZA!

Il 10 maggio ricorre il 120° anniversario dalla fondazione della casa editrice di Bari, vero e proprio faro di cultura nato sotto la buona stella di Benedetto Croce.

Mi sarebbe piaciuto vederlo, Giovanni Laterza, mentre andava a caccia di intellettuali nella Napoli del 1901. Mi incuriosisce l’immagine di questo ragazzo del sud che quello stesso anno (il 10 maggio, per la precisione) aveva fondato a Bari una casa editrice con l’idea di stampare libri di autori locali. Salvo poi essersi trovato ad affrontare l’amara scoperta che gli autori locali erano meno numerosi di quanto si rendesse necessario per far sopravvivere la sua impresa. Così, forte del motto Constanter et non trepide da lui stesso scelto come slogan, Giovanni aveva deciso di cercare fuori Bari, facendo rotta su Napoli. Scelta sensata la sua: la capitale partenopea a cavallo tra otto e novecento era una piazza vivacissima. Si potevano incontrare strilloni analfabeti come Luigi Pierro che si reinventavano editori per pubblicare Zola e Rostand, partecipare a cenacoli ideati da intellettuali di razza appollaiati su lucide thonet, e leggere quotidiani di successo fondati da intraprendenti giornaliste come Matilde Serao. Per un ragazzo di Bari neanche trentenne che aveva appena fondato una casa editrice, Napoli non doveva apparire seconda né a Parigi né a Vienna (e aveva pure un clima nettamente migliore). Solo che i risultati tardavano ad arrivare, almeno fino all’incontro con Benedetto Croce da Pescasseroli.

Croce all’epoca dei fatti era un trentacinquenne piuttosto affermato, con molte idee da diffondere sulla filosofia, la storia, la politica. Un pensatore munito di idee molto chiare anche sull’editoria: è lui a consigliare a Giovanni di abbandonare l’intento di pubblicare opere di narrativa («Credo poi che fareste bene ad astenervi almeno dall’accettare libri di romanzi, novelle e letteratura amena (…) e cio per comparire come (…) editore di roba grave»). Ma soprattutto è il filosofo a mettere alla prova il giovane editore affidandogli la pubblicazione del libro L’Italia di oggi, saggio scritto dagli autori inglesi Bolton King e Thomas Okey. È l’inizio della sincera amicizia che legherà i due per cinquant’anni, una “fiducia intera” come la definirà lo stesso Croce. Assumendo il ruolo di timoniere dell’impresa editoriale di Giovanni Laterza, Benedetto Croce riuscirà a farle intercettare la crescente domanda di cultura che caratterizzava l’Italia di allora. Allo stesso tempo, Laterza divenne il principale veicolo di trasmissione del pensiero idealista e storicista di cui Croce fu propulsore. Alle origini della casa editrice c’è insomma una delle più luminose intese che la storia della nostra industria culturale ricordi. 

Da allora la casa editrice ha cambiato diversi dirigenti (che però mettono sempre Laterza di cognome), la forma societaria e ha attivato numerose collane, senza mai perdere due tratti distintivi: la sede di Bari e quell’imprinting assegnato dal suo nume tutelare. Oggi che Laterza compie 120 anni di attività viene da pensare che siano davvero poche le realtà editoriali capaci di distinguersi in maniera così netta e coerente (e tanto a lungo!) nel panorama culturale italiano. E che in fondo, nel suo orgoglioso radicamento territoriale, la casa editrice rappresenti il legittimo erede del magnifico eclettismo culturale di Federico II di Svevia. Un faro di conoscenza piantato in mezzo al Mediterraneo.

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