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EDITORIA

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CINQUANT’ANNI DI SELLERIO

Nel 2019 spegne cinquanta candeline Sellerio, una delle pagine più belle dell’editoria italiana

Sellerio compie quest’anno i suoi primi cinquanta anni. Mezzo secolo dedicato alla coltivazione di un’editoria unica nel suo genere, attenta a coniugare centro e periferia, mainstream e indipendenza, sensibilità artigianale e industria culturale. Abbiamo provato a riassumere in tre parole e altrettante citazioni l’essenza della casa blu.

PERIFERIA

Faccio l’editore nel modo in cui lo faccio perché sono una persona nata a Palermo e che vive a Palermo.

Elvira Sellerio

Se c’è una cosa di cui un siciliano è perfettamente consapevole, è la propria sicilianità. Ovvero quella coscienza di vivere contemporaneamente al centro e in periferia, nella capitale del Mediterraneo e nella periferia dello Stivale. In campo editoriale, dove la capitale si sposta seicento chilometri a nord di Roma, Palermo è davvero ai margini della periferia. Eppure Sellerio non poteva nascere in un luogo diverso da Palermo. O meglio: poteva nascere anche a Milano o a Torino, ma non avrebbe avuto lo stesso successo (in termini qualitativi). Insomma: Sellerio è figlia di Palermo e non potrebbe essere diversamente.
Elvira Giorgianni in Sellerio fonda la casa editrice nel 1969. Per farlo si licenzia dal suo posto di funzionario pubblico e investe la liquidazione nel progetto editoriale condiviso con il marito Enzo, fotografo. L’idea era maturata nella mente della coppia in seguito a qualche chiacchierata con altri due palermitani: l’antropologo Antonino Buttitta e Leonardo Sciascia (che non ha bisogno di presentazioni). Personalmente mi piace immaginarli sorridenti, seduti in una di quelle piazze marchiate dal passaggio di greci e romani, arabi e normanni. Con la calma serena di chi sa che il sessantotto è una delle tante parentesi in una storia plurimillenaria, una fase destinata ad esaurirsi portandosi dietro un sacco di ideologie di seconda mano e di rivoluzioni politiche dall’afflato più o meno breve. Li immagino maturare la convinzione che del passare dei secoli, a Palermo, tutto quello che è rimasto è la bellezza. E che sulla bellezza bisogna puntare.
Sto inventando, sia chiaro, però è vero che in quel 1969 tutti in Italia parlano (e leggono) di politica, mentre Sellerio inizia a pubblicare raffinati libri di narrativa, dedicando peraltro particolare cura alla realizzazione dell’oggetto libro quando nel settore era in voga l’essenzialità. All’inizio i testi prodotti parlano di Sicilia attraverso gli occhi di autori locali ed europei ma non passerà molto tempo prima di raccontare temi meno localizzati. Nel ’78 arriva la prima ondata di notorietà con L’affaire Moro di Sciascia e nel 1981 la seconda con la consacrazione al Premio Campiello di Gesualdo Bufalino, autore scoperto dalla stessa Elvira. Sellerio si assesta sulla scena nazionale rafforzando l’immagine di una editoria periferica sempre più proiettata al centro.

METODO

Finché potrò resterò un piccolo libero, privato, indipendente, che fa libri di qualità e senza doverne rendere conto.

Elvira Sellerio

Un interessantissimo articolo del 2016 di Giacomo Papi apparso su Il Post racconta il metodo Sellerio, descrivendo un’alchimia che ha davvero dell’incredibile nel panorama dell’industria culturale italiana. Fa riflettere l’idea che una delle principali case editrici del nostro Paese (per fatturato una che orbita nella top 15, per intenderci) abbia ancora oggi un organico di circa quindici persone (una famiglia, praticamente), non aumenti compulsivamente il numero di pubblicazioni annuali, operi a Palermo e non faccia parte di alcun grande gruppo né per la distribuzione, né per la stampa, né tanto meno per questioni finanziarie. Fino alla più sorprendente delle affermazioni rilasciata da Antonio Sellerio, figlio di Elvira ed Enzo (oggi alla guida della casa editrice): «Non dobbiamo rispondere ad altri azionisti. Non devo per forza fare almeno come l’anno prima. Posso permettermi anche di scendere». L’impensabile libertà del fatturato, per ribadire quanto è lontana Milano da Palermo…
Forse ancora di più fa riflettere il metodo editoriale che Antonio continua a portare avanti nella gestione della casa editrice. Nelle sue parole ce ne sono un paio bellissime e ricorrenti: insistere, perseverare. Declinato sul contenuto, queste parole si traducono nella scelta di credere in un genere e nei suoi autori, prima ancora che sul singolo testo, e di crederci con convinzione, senza abbandonarsi ad umorali cambi di rotta (spesso dettati dai capricci del mercato). Emblematico l’atteggiamento nei confronti del genere giallo, che Sellerio sottrae alle collane economiche per coltivarlo e farlo diventare il perno della propria attività editoriale, conferendogli due tratti decisivi: il blu e una rinnovata nobiltà da romanzo letterario. L’altro binario della perseveranza è rappresentato da quella straordinaria attenzione alla “costruzione degli autori”: lavorare sugli scrittori invece che inseguire il best-seller è un marchio di fabbrica della casa editrice dal sapore quasi umanista. Splendida sintesi di questi due fattori (e di altri citati, come la “sicilianità”) è il successo di Andrea Camilleri e del suo Montalbano, oggi fulcro della fama di Sellerio.

QUALITÀ ARTIGIANALE

La famosa copertina blu; pareva che quel colore lo avessimo inventato noi! Le copertine blu invasero le vetrine; in un dato momento erano un quarto di tutte le copertine esposte! E una mia trovata semplice: l’uso delle scritte in copertina del colore dominante nell’illustrazione, che in molti copiarono o rielaborarono.

Enzo Sellerio

Se riuscite ad individuare i libri Sellerio in mezzo a qualsiasi libreria, il merito è di Enzo. Sua l’intuizione grafica di utilizzare quel blu e di staccare il titolo dallo sfondo attraverso l’uso di cromatismi semplici, correlati all’illustrazione che campeggia al centro delle copertine. A dirla tutta il merito è anche di Antonio: è stato lui a scegliere di non alterare quell’equilibrio visivo che è ormai un segno distintivo inconfondibile. Come un segno inconfondibile è l’attenzione al supporto su cui viaggiano le parole: quasi tutte le collane Sellerio sono stampate su carta prodotta dalle Cartiere Miliani di Fabriano e alcune addirittura hanno il lusso di una carta realizzata in esclusiva per loro. In produzione i libri Sellerio costano, quindi. Eppure sugli scaffali arrivano a prezzi ragionevoli, sebbene non siano mai oggetto di scontistiche. La scelta artigianale operata da Sellerio si lega così alla volontà di bilanciare il profitto per mantenere la qualità del prodotto libro ad un prezzo accessibile. Un messaggio editoriale periferico eppure così centrale nello scenario editoriale odierno, in cui la liquidità digitale sembra sciogliere qualsiasi certezza.

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