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DONATUS, IL PRIMO (DIMENTICATO) LIBRO DELLA STORIA D’ITALIA

Lo sapevate che il primo libro stampato a caratteri mobili in Italia è un libro di scuola? Di più: il più longevo manuale di grammatica della storia…

 

A.D. 1464, due ragazzi stampano a Subiaco il primo libro d’Italia

Fuggirono da Meinz (Magonza) perché era diventata una città poco sicura. Sweynheim e Pannartz, tedesco il primo, praghese il secondo, avevano imparato a produrre libri lavorando nella bottega di Johannes Fust e Peter Schöffer, gli imprenditori noti per aver foraggiato Gutenberg e avergli poi soffiato l’invenzione della stampa a caratteri mobili. Quando Meinz divenne teatro di guerra civile, tutti i primi tipografi capirono che era il momento di levare le tende. Per una lunga serie di motivi e coincidenze, Sweynheim e Pannartz raggiunsero i monasteri benedettini di Subiaco e vi impiantarono la prima tipografia a caratteri mobili della storia del nostro Paese. Correva l’anno 1464 e meno di dieci anni dopo la stampa della Bibbia delle 42 linee di Gutenberg (1455) i due ragazzi stamparono a Subiaco l’Ars minor di Elio Donato, il primo libro della storia d’Italia.

 

Il libro di scuola più longevo della storia

Elio Donato visse nel IV secolo, oltre cent’anni prima dello stesso Benedetto da Norcia, e può far sorridere il fatto che uno dei maggiori grammatici latini non sia nato a Roma ma (quasi sicuramente) in Africa, proprio come Settimio Severo e Sant’Agostino. Con ogni probabilità fu un insegnante di latino davvero in gamba, se tra i suoi discenti è annoverato Sofronio Eusebio Girolamo (San Girolamo per gli amici). La sintesi della sua didattica è racchiusa nella sua opera più importante: l’Ars grammatica. Il manuale di latino di cui stiamo trattando si articola in due testi piuttosto autonomi: l’Ars minor e l’Ars maior. Il primo, noto anche come Donatus pro puerulis (il Donato per fanciulli), è un’introduzione alla lingua che si avvale di un modello piuttosto diffuso come quello del dialogo. In sostanza attraverso una serie di domande e risposte (Q&A, come dicono gli anglofoni), vengono spiegate le otto parti del discorso. Mentre nell’Ars maior, evidentemente pensato per bambini grandi, si parla di fonetica, metrica e stilistica.
Nonostante la sua conclamata capacità di insegnamento, difficilmente Elio Donato avrebbe mai potuto immaginare che il suo manuale di grammatica fosse così ben fatto da formare oltre mille anni di studenti. E invece, incredibilmente, all’alba del Rinascimento la sua Ars grammatica era ancora un punto di riferimento per l’apprendimento del latino. Una curiosa testimonianza è data dal fatto che il testo è annoverato tra i libri che nel 1502 Lucrezia Borgia porta con sé in occasione del suo trasferimento a Ferrara.

 

Il Donatus nel tempo e nello spazio

La prima caratteristica del Donatus l’abbiamo descritta: la longevità. Ma non è tutto. L’Ars grammatica non fu solo in grado di assecondare lo scorrere dei tempi (e di accompagnare il latino dal medioevo al Rinascimento), ma anche di adattarsi alle diverse culture e lingue d’Europa. Una versione manoscritta dell’Ars minor venne realizzata nel XIII secolo nel monastero benedettino di Alcobaça, in Portogallo, mentre a Venezia già nel 1495 veniva realizzata da Giovanni Battista de Sessa una versione caratterizzata dal significativo (e didattico) uso del dialetto veneto.
Pochi i testi che hanno trattato il Donatus in età moderna, e quasi nessuno in italiano. La monografia più interessante sull’Ars grammatica sembra quella redatta Louis Holtz, ex direttore dell’IRHT – Institut de Recherche et de Histoire des Textes di Parigi, ma dobbiamo usare il condizionale perché non ci risulta sia stata mai tradotta dal francese. Restiamo in attesa di conoscerne i contenuti in maniera più approfondita. In base a quanto siamo riusciti a capire dalla sua sinossi, il testo, dal promettente titolo Donat et la tradition de l’enseignement grammatical : Etude sur l’Ars Donati et sa diffusion (IVe-IXe siècle) et édition critique, tratta proprio l’importanza dell’opera nella trasmissione del latino attraverso i secoli, descrivendolo come un punto di riferimento nella propedeutica alla comprensione dei classici. In sostanza, se dopo il crollo dell’impero romano siamo riusciti per secoli a leggere il latino, lo dobbiamo anche al Donatus e alla sua diffusione in tutta Europa. Diffusione a cui contribuirono i monasteri benedettini, come testimoniano i casi di Alcobaça e Subiaco.

 

Il Donatus all’asta

Un’ultima curiosità ce la regala la casa d’aste Sotheby’s. A questo link potete prendere visione delle pagine di una Ars minor di Elio Donato stampate su pergamena negli anni immediatamente successivi all’invenzione della stampa. Si tratta dell’unico frammento conosciuto del Donatus stampato da Gutenberg tra il 1456 e il 1458, battuto all’asta nel 2011. Con una base d’asta tra i 20 e i 30mila dollari, il testo è stato venduto a 302.500 dollari. A testimonianza che dopo milleseicento anni, Elio Donato è ancora un bestseller…

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