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EDITORIA

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HYPNEROTOMACHIA POLIPHILI,
IL LIBRO BELLO E IMPOSSIBILE

Nel 1499 Aldo Manuzio dà alle stampe un libro bellissimo e enigmatico, per non dire incomprensibile. Originando un caso unico nella storia del libro…

L’hanno definito in tanti il più bel libro mai realizzato ed è difficile dar loro torto. Dal punto di vista estetico l’Hypnerotomachia Poliphili è un’opera splendida sia sotto il profilo tipografico che illustrativo. Realizzato nel 1499 da Aldo Manuzio, il libro costituisce una pietra miliare nella produzione aldina, anzi due: è infatti sia il primo libro illustrato che il primo libro in volgare (ammesso che di volgare si possa parlare, in questo caso) stampato dal tipografo editore veneto. E fin qui solo certezze: conosciamo chi l’ha prodotto e quando. A voler entrare nel dettaglio, sappiamo persino che per realizzarlo venne ideato uno specifico carattere, particolarmente nitido, inciso da Francesco Griffo, tipografo bolognese considerato l’inventore del corsivo.

Adesso passiamo ai misteri.

Enigma n°1 – La storia

Spiegare di cosa parla l’Hypnerotomachia Poliphili è cosa piuttosto ardua. Letteralmente il titolo significa Combattimento d’amore in sogno di Polifilo e se state pensando che la cosa sarebbe piaciuta molto a Freud, sappiate che invece piacque particolarmente a Jung, il quale considerava l’opera un’anticipazione della teoria degli archetipi. La trama ha per protagonista un certo Poliphilo che (probabilmente in seguito a lauta peperonata) si addormenta e intraprende in sogno un lungo viaggio iniziatico tra una selva di metafore, neologismi germinati dal greco e dal latino e splendide ninfe che condurranno l’eroe verso Polia, il suo unico grande amore. Detta così sembra una bazzecola, ma in realtà il racconto di dimostra molto articolato e non di semplice comprensione: la sua stessa lettura sembra costituire un viaggio iniziatico, e non è escluso che lo sia stata. Lo schema narrativo non è molto diverso da quello della Divina Commedia e di altre opere precedenti basate sul concetto di un percorso che va dalle tenebre alla luce della conoscenza, ma trova una sua originalità nella destinazione finale del percorso svolto dall’eroe: non una consolazione divina ma una visione pagana e arcaica (verrebbe da dire arcadica) della natura. Insomma, la morale è che tutta la faccenda dell’esistenza non si risolve nel prendersi cura dell’anima per liberarla dai limiti degli umani sensi, ma nell’intraprendere un percorso inverso, in cui i sensi vengono raffinati e potenziati attraverso pratiche dionisiache per accedere al senso di tutto. A pensarci bene la sua trama ricorda per certi versi Doppio sogno di Arthur Schnitzler. Anche in questa opera contemporanea il rito dionisiaco rappresenta l’avvio di un percorso iniziatico di conoscenza di sé stessi e di approfondimento della propria esistenza. Solo che nel 1907, anno di stesura del libro austriaco (poi pubblicato nel ’25), i viaggi alla ricerca di un senso si muovevano verso un’introspezione psicanalitica che poco aveva a che fare con l’idea di una natura benevola e idilliaca. Tanto per ribadire l’affinità tra le due opere, è interessante riportare la dicitura precisa del titolo dell’opera rinascimentale riportata nella ristampa del 1545: La Hypnerotomachia di Poliphilo, cioè pugna d’amore in sogno. Dov’egli mostra, che tutte le cose humane non sono altro che Sogno, et dove narra molt’altre cose degne di cognitione.

Un dubbio da dipanare su questa opera riguarda quindi la scelta della pubblicazione. A chi era diretto questo libro? Chi e quanti furono gli acquirenti o i destinatari di un testo così ostico e peculiare? Interessante a proposito il fatto che l’opera sia una delle poche a non essere stata dedicata dallo stesso tipografo. Nelle prime pagine è infatti impressa la dedica di un certo Leonardo Grassi di Verona, probabile committente, che la indirizza a Guidobaldo di Montefeltro, urbinate, noto ai più come figlio di Federico da Montefeltro.

Enigma n° 2 – L’autore

A cose normali è facile individuare l’autore di un libro: è il nome scritto vicino al titolo. Nel caso dell’Hypnerotomachia Poliphili (e sia benedetto Larry Tesler, inventore del copia-incolla) invece no: nessun nome vicino al suo titolo. Così nel tempo si sono sviluppate diverse ipotesi: Leon Battista Alberti, Pico della Mirandola, Lorenzo de Medici o lo stesso Aldo Manuzio. Poi qualcuno si è accorto che le iniziali dei 38 capitoli formavano un acrostico che recita: POLIAM FRATER FRANCISCVS COLVMNA PERAMAVIT (“frate Francesco Colonna amò intensamente Polia“), e allora questo Francesco Colonna è stato eletto a probabile autore dell’opera.
Già, ma Francesco Colonna chi, o meglio quale? Dei due conosciuti, uno faceva il frate domenicano a Venezia e l’altro il nobile romano. A dispetto del tono pagano dell’opera, la paternità del frate originario di Treviso è prevalsa su quella del signore di Palestrina, aprendo tuttavia la strada ad ulteriori misteri. Perché un frate domenicano si sarebbe messo a comporre un romanzo allegorico di chiaro stampo pagano? E perché Leonardo Grassi (sebbene veneto come il frate) si sarebbe preso la briga di promuoverne la pubblicazione? E i Montefeltro di Urbino in tutto ciò che ci azzeccano?

Enigma n° 3 – Le illustrazioni

E non finisce qui, come avrebbe detto Corrado Mantoni. Una delle caratteristiche più affascinanti dell’opera è costituita dal suo corredo grafico: 170 illustrazioni xilografiche testimoniano un’incredibile padronanza tecnica del disegno e dell’incisione su legno. Per farsi un’idea del grado di qualità raggiunto da questa tecnica è sufficiente confrontarle con quelle che decoravano le Meditationes di Juan de Torquemada, primo libro a caratteri mobili della storia ad essere corredato di illustrazioni. Le immagini dell’Hypnerotomachia sono tuttavia tanto belle quanto anonime: chi le ha realizzate? Nessuna informazione può essere dedotta dal testo e così, anche in questo caso, sono fioccate le attribuzioni. Tra cui Pinturicchio, Carpaccio, Mantegna e Bellini, mica Pippo e Paperino. Altri nomi meno noti – e forse anche per questo più attendibili – sono quelli di Benedetto Bordon o dell’anonimo Secondo Maestro del Canzoniere Grifo. Non sappiamo di preciso quale mano le abbia prodotte ma possiamo raccomandarvi, come spesso facciamo, di sfogliare digitalmente l’opera, per lasciarvi prendere dal più bel viaggio sapienzale che l’editoria abbia prodotto.

Per chi invece volesse acquistare un pezzo di storia dell’editoria (ristampato di fresco):

Ristampa Adelphi 

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