Seleziona una pagina

EDITORIA

EDITORIA

IL LIBRO DELLE SORTI: UN GIOCO RINASCIMENTALE PER DUBBI ESISTENZIALI

Quanto se la spassavano con i libri nel Rinascimento, ragazzi. Non solo declamando versi o cantando le note di un tetragramma, ma anche giocandoci con i dadi, come fosse Jumanji… 

Quando eravamo bambini c’era un gioco scemo che si faceva con un origami e una filastrocca. Si poneva un quesito su amore/soldi/scuola al compagno di banco e lui – dando prova di notevoli capacità divinatorie – interrogava l’oracolo di carta pronunciando una formula magica basata su una misteriosa banana americana. Il risultato era una sentenza sul proprio destino (l’iniziale della futura fidanzatina, il prossimo voto scolastico o il vincitore dello scudetto), rivelata da un triangolino di carta. A 8 anni non potevo averne idea, ma quel giochino scemo era l’erede di una pratica molto diffusa nel corso del Rinascimento. Una pratica che – guarda un po’ – prende origine da un libro che diventerà un vero e proprio best-seller del cinquecento: il Libro delle sorti di Lorenzo Spirito Gualtieri.

L’autore, un perugino di spirito

Della vita di Lorenzo Gualtieri sappiamo praticamente tutto, eccezion fatta per la data di nascita, che viene comunque ipotizzata intorno al 1425 e ce la facciamo andare bene. Nato a Perugia, Lorenzo è un ragazzo di buona famiglia che si conquista presto il soprannome di Spirito per la vivacità d’ingegno che dimostra fin da ragazzo. Lorenzo aka Spirito cresce con un’educazione umanistica presto abbandonata per il mestiere delle armi, che praticherà sotto diverse vesti, sia in casa (capitano della guardia del Palazzo dei Priori) che in trasferta (contro Assisi e Siena prima, e in ambasciate a Milano e Napoli poi). Durante quegli anni Spirito scopre che la penna ferisce più della spada, e anche le relative conseguenze: nel 1457 deve chiedere uno sconto sulla multa che gli è stata inflitta in quanto «hominem maledicum contemptorem ordinamentorum Sanctae Matris Ecclesiae et derisorem et illusorem fidei catholicae». Insomma, la Chiesa non aveva preso benissimo le satire di Spirito (in tutti i sensi) di cui era oggetto, e questo la dice lunga sul carattere ribelle dell’autore. Intorno ai quarant’anni, Lorenzo Spirito Gualtieri abbandona la professione delle armi e si dedica più seriamente all’attività letteraria scrivendo poemi ora di influenza dantesca, ora petrarchesca. Senza nulla togliere alla sua produzione più ordinaria (e retorica), il motivo principale per cui Spirito passa alla storia dell’editoria è un libro (oggi forse lo definiremmo libroide) che finisce di comporre il 10 gennaio 1482: il Libro delle sorti.

L’originale contenuto del Libro delle sorti

Il Libro delle sorti è anche una sorta di libro, a pensarci bene. Perché in effetti del libro ha solo la forma, conferita dalle sue circa 130 pagine di pergamena: per quanto riguarda il contenuto si tratta piuttosto di una specie di gioco di società incentrato sulla divinazione e sulla voglia dei partecipanti/lettori di conoscere il proprio futuro (e di avere un’alternativa a quel noioso gioco degli scacchi). Volevi sapere se avresti trovato moglie? Ti chiedevi se l’erede era in arrivo? Ti salivano dubbi sul guanciale nella carbonara? Beh, per qualunque dubbio esistenziale potevi consultare l’oracolo, ovvero il Libro delle sorti.
Mettetevi l’anima in pace: come sempre accade, leggere le regole del gioco è molto più complicato che metterle in pratica. In termini molto sintetici, il gioco inizia scegliendo un quesito da formulare sulla ruota della fortuna (ricordate i Carmina Burana? Ecco: precisa identica). Poi si seguono le indicazioni e i rimandi del libro che, con l’ausilio dei dadi, fanno passare il vostro destino attraverso re, animali, segni zodiacali, fiumi e sfere astronomiche. Fino ad arrivare ad un profeta che vi regala una terzina con il vostro futuro, come fosse un biscotto della fortuna al ristorante cinese. Qualche esempio?

La moglie tua per buona la indovino
Né molto tempo passerà che certo
Te renderà per fructo uno bel fantino

Femmina nascerà ma non curare
Che non sarà vivace più che uno anno
Tu non ce spenderai molti danare.

Entusiasmo, applausi, assoli di ghironda e risate di nobildonne. Sipario.

L’apparato grafico degno di un museo

La cosa che colpisce immediatamente del Libro delle sorti, facendo riferimento alla copia manoscritta custodita presso la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, è la sorprendente qualità artistica delle illustrazioni. Se Lorenzo Spirito è l’inventore del libro e dei suoi meccanismi ludico/divinatori, il libro che licenziò nel 1484 non aveva ancora un apparato illustrativo. Solo all’inizio del ‘500 il testo viene decorato da artisti che, come fa notare Silvia Urbini, non erano più i miniaturisti di professione del secolo passato, quanto piuttosto pittori umbri prestati all’editoria. Artisti da riconoscere nelle cerchie del Perugino e influenzati dall’arte del giovane Raffaello, che prestarono la loro opera a un divertissement destinato a riscuotere un clamoroso successo.
Non solo i pennelli: importante è anche la testimonianza dell’arte xilografica umbra del periodo. Le illustrazioni con cui sarà decorata la versione a stampa dell’opera segnano il passo rispetto al gusto gotico che aveva dominato fino allora, facendo ritenere che siano state realizzate da uno dei maestri di tarsia attivi a Perugia nella seconda metà del ‘400.

Storia editoriale di un best-seller

Dal punto di vista editoriale il Libro delle sorti ha una storia incredibile, soprattutto considerando il fatto che il testo manoscritto custodito a Venezia è stato realizzato lo stesso anno della prima versione a stampa (di cui una copia è custodita presso la Stadtbibliothek di Ulm), realizzata sempre a Perugia dai tipografi tedeschi Stephen Arnds, Paul Matcher e Gerard voi Buren. Altre diciannove edizioni seguirono in rapida successione tra XV e XVI secolo, a testimoniare il successo editoriale dell’opera durante tutto il corso del Rinascimento. Ci pensò il Concilio di Trento ad interrompere la festa (e disperdere le preziose copie), annoverando il Libro delle sorti nell’Indice dei libri proibiti. La vicinanza tra l’edizione manoscritta e la prima versione stampata ci sussurra la suggestiva idea di un testo che sembra pensato (o almeno codificato) in virtù di un progetto editoriale preciso, un’opera realizzata su misura per intercettare il gusto del pubblico dell’epoca. Il vivace Lorenzo – Spirito – Gualtieri potrebbe dunque essere considerato l’ideatore del primo gioco di società della storia fatto per essere riprodotto su larga scala.

Share This

Cliccando su ACCETTO, ci permetti l'utilizzo dei cookie necessari al fuznionamento del sito. Questo sito utilizza Google Analytics a fini statistici, con anonimizzazione degli indirizzi IP. Se vuoi ottenere maggiori informazioni sul significato di quanto riportato, clicca QUI.

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi