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Mutazioni editoriali: nuove forme per il self-publishing

Il principio risiede nel diritto di chiunque a vedere pubblicati i propri scritti. Il problema è arginare la confusione fra stampare e pubblicare…

IL SELF-PUBLISHING – Se ripercorriamo la storia del libro, inteso come oggetto, è facile riconoscere la possibilità di leggerla come un lungo percorso di emancipazione dello scrittore dall’editore. Dallo scriptorium ad oggi, il progressivo abbattimento dei costi tecnici e lo sviluppo della filiera corta hanno contribuito ad estremizzare la facilità con cui è possibile ottenere la pubblicazione di un proprio testo. I dati AIE (dicembre 2016) sono emblematici: tra il 2010 e il 2015 il self publishing di ebook è passato da 146 a 25.817 titoli, mentre le auto pubblicazioni su carta, pur non superando il 9% della produzione editoriale, mostrano comunque un trend in crescita.

Ebook auto pubblicati nel 2010

Ebook auto pubblicati nel 2015

E LA QUALITÀ? – Il problema storico del self-publishing riguarda l’eliminazione delle funzioni di gatekeeper proprie dell’editore e di tutte quelle figure che tradizionalmente hanno garantito e curato la qualità dei prodotti da proporre sul mercato librario (per chi volesse approfondire l’argomento, segnaliamo la recente riedizione di Letterati editori, di Alberto Cadioli – Il Saggiatore). In parole povere, se lo stesso autore finanzia la sua pubblicazione e diffusione, assumendo su di sé il ruolo di agente, correttore di bozze, grafico e via dicendo, chi valuta oggettivamente la qualità del suo scritto? Di solito nessuno, e questo è il motivo per cui in generale ci si fida meno di una pubblicazione auto prodotta.

NUOVE FORME DI “VALUTATORI” – C’è chi sostiene che l’aumento dei prezzi dei testi auto prodotti sia indice di un progressivo aumento in termini di qualità dei libri. Indicatore poco plausibile in assenza di un’analisi multidimensionale: quale agente avrebbe influito in questa sorta di “sprone qualitativo”? Mentre nuove case editrici nascono con un’idea di self-publishing che potremmo definire “a gestione controllata” (è il caso di SEM, di cui abbiamo parlato), altrettanto interessante si dimostra la nascita di soggetti terzi che si prefiggono lo scopo di salvaguardare la qualità dei buoni libri auto prodotti: è il caso di Extravergine d’Autore, un progetto basato sullo screening dei self-publisher finalizzato ad orientare i lettori nell’individuazione dei buoni libri nascosti in questo mare magnum di pubblicazioni, spesso non all’altezza. Se Extravergine d’Autore vanta un piccolo team di valutatori, completamente bottom-up è invece la soluzione Kickstarter: la popolare piattaforma di crowdfounding ha permesso solo nel 2015 la pubblicazione di oltre 2mila progetti editoriali. Grazie ai costi relativamente esigui, la realizzazione di un “progetto-libro” si dimostra un prodotto particolarmente adatto alla ricerca di micro-finanziatori.
Insomma, lo scenario è multiforme e poco definito. L’unica certezza è che il trend è in crescita (con ritardo) anche in Italia, dove si sa che ognuno ha il proprio libro nel cassetto. Attendiamo la nascita di nuovi soggetti deputati a valutare se quel libro merita un lettore…

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