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TOLKIEN A 50 ANNI DALLA MORTE:
5 CURIOSITÀ E 5 LIBRI

In occasione del 50° anniversario della morte, raccontiamo cinque cose che forse non sapete sulla vita di J.R.R. Tolkien. D’altra parte perché dovreste saperle, visto che la vita di Tolkien è nettamente meno interessante dei suoi libri?

Il prossimo 2 settembre ricorre il 50° anniversario della morte di John Ronald Reuel Tolkien, quel distinto signore inglese dalle sopracciglia spioventi che dietro le quinte della sua cattedra universitaria si è divertito a creare universi pieni di elfi, nani, draghi, orchi e tanta altra gente altrettanto fantasyosa. Lo ricordiamo soprattutto per aver scritto Il Signore degli Anelli, ma anche Lo Hobbit e il Silmarillion, e di sicuro non per la sua ottuagenaria esistenza, che fu tutto sommato abbastanza placida. È vero: non ebbe un’infanzia semplicissima a causa della prematura morte di entrambi i genitori. Ed è anche da ricordare che a ventisei anni gli toccarono in sorte quattro mesi in trincea durante la Grande Guerra. Però dal 1916 al 1973 non si registrano più scossoni, anzi. È sorprendente che siano riusciti a cucirgli addosso un biopic cinematografico.
Ad ogni modo, come fossimo arrembanti TikToker, oggi vi sottoponiamo 5 curiosità sulla sua vita che forse non sapete.

1 – Tolkien in love, tra zollette di zucchero e estenuanti attese.

JRR si innamora di Edith Mary Bratt quando ha 16 anni e lei 19. Sono entrambi orfani, abitano a Birmingham e – stando alla biografia – passano il tempo libero a lanciare zollette di zucchero in testa alla gente. Tutto molto Dickensiano. La relazione subisce una battuta d’arresto a causa di padre Francis Morgan, il sacerdote che si era preso carico dell’educazione di JRR dopo la morte della madre. Il sopracitato prete infatti non è che sia proprio entusiasta della relazione del figlioccio con una tipa più grande e pure protestante, per cui proibisce al ragazzo e ai suoi ormoni qualsiasi contatto con lei fino al raggiungimento del 21° anni d’età. JRR obbedisce. E così il 3 gennaio 1913, puntuale come il Big Ben, si palesa a Edith Mary nientemeno che con una proposta di matrimonio. La ragazza è però promessa sposa ad un altro tizio, che mica poteva stare un lustro alla finestra a sospirare e tirare zollette di zucchero addosso alla gente in attesa di scoprire se quel ragazzetto di sedici anni si ricordava ancora di lei. JRR, che non ha un penny in tasca ma forza di volontà a pacchi, non si perde d’animo e la convince a mollarlo per convolare a nozze con lui. E già che c’è la fa convertire al cattolicesimo. Punto, partita, incontro. I Tolkien passeranno insieme il resto della vita, mettendo al mondo quattro figli. E si amarono parecchio, a giudicare dalla loro tomba nel Wolvercote Cemetery in cui i nomi sono associati a Luthien e Beren, l’elfa e l’uomo protagonisti di una commovente storia d’amore riportata nel Silmarillion. Storia che, pur ricordando molto due o tre miti greci, produce un significativo innalzamento del livello di glicemia nel sangue.

2 – Gli Inklings, il suo gruppo di hooligans letterari

JRR Tolkien era un oxoniense autentico, in carne e tweed. E dunque non poteva esimersi dal far parte, da studente prima e da docente poi, di un gruppo universitario, di quelli tipo la Dead Poets Society de L’attimo fuggente. Il gruppo si chiamava Inklings e vi faceva parte, tra gli altri, il suo grande amico Clive Staples Lewis, autore delle Cronache di Narnia. Il fatto che due tra i più grandi autori fantasy del novecento frequentassero il medesimo gruppo di amici suggerisce alcuni sospetti sugli approvvigionamenti di brandy del club. E il fatto che fossero entrambi appassionati di teologia non basta a scagionarli da ogni sospetto. Anzi.

3 – Era pure illustratore

Tolkien fu scrittore, filologo e linguista, questo si sa. Meno noto è che fosse anche un abile illustratore, e che aveva un’idea visiva molto ben definita del suo universo, tanto da fornire agli editori le bozze grafiche e le illustrazioni utili a descrivere gli scenari e i personaggi delle sue opere (mappe incluse), per il corredo grafico. In generale era molto puntiglioso quando si trattava di delegare le illustrazioni delle sue opere, e quando gli editori americani gli fecero sapere che avevano bisogno di qualche altra immagine, e che pensavano di mettersi a cercare un illustratore di propria iniziativa, lui si preoccupò parecchio. Il motivo? Ve lo diciamo subito.

4- Gli stava antipatico Disney. Ma a certi livelli, eh.

Tolkien odiava Walt Disney. Lui e tutto il suo lavoro, forse persino Bambi e Dumbo. E quando dico “odiava”, non si tratta di un’iperbole. Tra le sue lettere, pubblicate nel 1981, c’è un commento significativo relativamente alla citata ricerca di un illustratore che curasse l’edizione americana del Signore degli Anelli. Il Prof. affermava infatti la necessità di

«(…)porre il veto su qualsiasi cosa possa essere influenzato dagli studi cinematografici Disney (per il quale lavoro provo un odio sincero)».

In un’altra lettera datata 1964 afferma di considerare Disney:

«Semplicemente un imbroglione: volenteroso e persino desideroso di frodare i meno esperti con inganni sufficientemente “legali” per tenerlo fuori di prigione.»

Niente anello del potere per Mickey Mouse, insomma. Anche se nel 1995 uscirà nelle edicole Paperino e il signore del padello, parodia a fumetti della principale opera tolkeniana affidata alla penna di Pezzin e agli inchiostri di Vaussi. Fortuna che Tolkien non se n’è accorto, visto che era passato a miglior vita da una ventina d’anni.

5- Nobel ad un autore fantasy? Che volgarità…

Che piaccia o no, metter su un intero universo fantastico comprensivo di mappe geografiche, lingue, personaggi e miti non è roba da tutti. E infatti i membri che scelgono i candidati per il Nobel non poterono ignorare la faccenda, anche se la storia è venuta fuori molto tardi. La documentazione relativa alle scelte effettuate dal comitato per il Nobel è infatti secretata per 50 anni, per cui solo nel 2012 abbiamo scoperto che nel 1961 Tolkien era finito in lizza per il premio, su indicazione del suo amico C.S. Lewis. E abbiamo anche ricavato qualche informazione sulla sua eliminazione. Il giurato Anders Österling, poeta svedese membro del comitato per il Nobel e dell’Accademia dei Lincei, scrisse che era impensabile accostare il lavoro di Tolkien alla prosa di qualità. Il fatto che quell’edizione del Premio, che vedeva tra i papabili gente come Graham Greene, Karen Blixen, John Seinbeck e Alberto Moravia, sia stata vinta da Ivo Andric lascia intendere che solo il televoto avrebbe potuto garantire la vittoria al Professore di Oxford.

Per approfondire:

  • L’arte dello Hobbit di J.R.R. Tolkien di G. Hammond Wayne e Christina Scull
  • Tolkien e la Grande Guerra. La soglia della Terra di Mezzo di John Garth
  • R.R. Tolkien e Francis Morgan – Una saga familiare di José Manuel Ferrandez Bru
  • Il vero J.R.R. Tolkien. L’uomo che creò la Terra di Mezzo di Jesse Xander
  • J. R. R. Tolkien – Tradizione e modernità nel Signore degli anelli di Stefano Giuliano
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